Il buco dell’ozono da record che sovrastava l’Antartide si è ufficialmente chiuso. Aveva raggiunto un picco di oltre 24 chilometri quadrati solamente nel mese di settembre.
Scopriamo quali sono state le condizioni che hanno permesso un risultato così importante per l’ambiente.
Antartide: chiuso il buco dell’ozono
Quando si sente parlare di buchi dell’ozono non è mai buon segno. Ma non per questa volta.
Infatti, l’Omm-Wmo, l’organizzazione mondiale della meteorologia, ha annunchiato che si è ufficialmente chiuso il buco sull’Antartide.
Un’ottima notizia per l’ambiente che può tirare un sospiro di sollievo.
Ma la notizia ha dell’incredibile perché si tratta di un buco dell’ozono che aveva registrato numeri da record.
Era stato definito il buco più duraturo e uno dei più grandi e profondi dall’inizio del monitoraggio 40 anni fa. Ma non solo.
Hanno sbalordito anche le tempistiche. Infatti, il buco aveva raggiunto il suo picco di grandezza solamente nel mese di settembre 2020, per poi chiudersi appena tre mesi dopo, gli ultimi giorni di dicembre.
Cos’è l’ozono
L’ozono è un particolare gas naturale presente nella stratosfera che protegge la vita sulla terra dalle radiazioni ultraviolette del Sole.
Il “buco” si forma ogni anno sull’Antartide in maniera naturale, e anche sull’Artico. Vi sono, poi, alcune sostanze che contengono cloro e bromo che possono accumularsi all’interno di queste aree di bassa pressione causando una riduzione significativa dell’ozono atmosferico.
La progressiva riduzione, o deplezione, del buco dell’ozono sull’Antartide avvenuta nell’ultimo mese è stata monitorata da Copernicus fino alla chiusura registrata il 28 dicembre.
Inquinamento e vortici polari
Il buco è stato provocato da un forte vortice polare, stabile e freddo e da temperature molto fredde nella stratosfera.
Questi sono stati, inoltre, gli stessi fattori meteorologici che hanno contribuito al buco dell’ozono record nell’Artico del 2020. Una situazione in contrasto con il buco dell’ozono antartico insolitamente piccolo e di breve durata che c’è stato nel 2019.
Tuttavia, le ultime due stagioni del buco dell’ozono hanno dimostrato la sua variabilità di anno in anno.
Dalle ultime attivita, inoltre, gli scienziati sono riusciti a comprendere ancora di più i fattori responsabili della sua formazione, estensione e gravità.
Per tale motivo è stato firmato nel 1987 il Protocollo Montreal, un trattato internazionale che ha l’obiettivo di ridurre la produzione e l’uso di quelle sostanze che minacciano lo strato di ozono, i cosiddetti clorofluorocarburi (Cfc).
La Conferenza delle Parti si riunisce ogni anno in uno dei Paesi aderenti per valutare la validità e l’efficacia del Protocollo stesso. Il 19 dicembre 2000, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha promosso l’istituzione della Giornata internazionale per la preservazione dello strato di ozono.