Il dibattito sull'emendamento alla Manovra che prevede un incremento per i membri del governo
Il recente emendamento alla Manovra che prevede un significativo aumento degli stipendi per alcuni membri del governo ha sollevato un acceso dibattito politico. In particolare, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha difeso la norma, sostenendo che si tratta di una decisione giusta, ma ha anche suggerito che l’entrata in vigore dovrebbe essere posticipata al prossimo governo per evitare polemiche immediate.
Questo emendamento riguarda 17 figure, tra cui ministri, viceministri e sottosegretari, non eletti in Parlamento, che potrebbero vedere il loro stipendio equiparato a quello dei ministri parlamentari.
Attualmente, i ministri percepiscono un’indennità mensile di circa 10.435 euro lordi, ma con il nuovo provvedimento, l’importo potrebbe aumentare di oltre 7.193 euro al mese.
Questo incremento comporterebbe un costo annuale di circa 1,3 milioni di euro a partire dal 2025. Le polemiche sono esplose rapidamente, con l’opposizione che ha attaccato il governo Meloni per questa decisione, considerata inopportuna in un periodo di crisi economica e sociale.
Le reazioni da parte dell’opposizione sono state immediate e forti. Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, ha criticato il governo per le sue priorità, affermando che mentre aumentano gli stipendi dei ministri, bloccano il salario minimo per i lavoratori. Anche Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, ha espresso il suo disappunto, sottolineando che l’aumento degli stipendi dei ministri non è la risposta adeguata alle esigenze dei cittadini che guadagnano salari minimi. I parlamentari del M5S hanno definito questa norma come vergognosa, evidenziando la disparità tra i privilegi dei politici e le difficoltà economiche dei cittadini comuni.