Primo Levi nel suo “Se questo è un uomo”, ci ha lasciato una testimonianza affidabile, cruda e tangibile, della “vita” nel campo di concentramento tedesco nella Polonia occupata dalla Germania. La sua storia si svolge nel campo di concentramento di Monowitz, che era uno dei campi principali del grande complesso che era Auschwitz.
Primo levi scriveva:
“Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.”
Uomini, moltissimi uomini, sono stati deportati e sono morti in quel campo. Pochi, pochissimi, ne sono usciti. Ancora oggi, soprattutto in occasione della Giornata della Memoria, le persone si recano ad Auschwitz per guardare il luogo in cui è avvenuto l’orrore durante la Seconda Guerra Mondiale, per ricordare le persone che da lì non sono più tornate indietro.
Auschwitz non è facile da individuare sulla cartina, ma ormai è una meta tristemente famosa e continuamente visitata da chi ha il coraggio di ricordare.
Auschwitz dove si trova
Oswiecim. Questo è il nome polacco che troverete sui cartelli sulla strada per raggiungere l’omonimo campo di concentramento -Auschwitz. Si trova in Polonia ed è perfettamente raggiungibile in treno, autobus, aereo o semplicemente in auto.
Se decidete di andare in aereo, l’aereoporto più vicino è quello di Cracovia e Katowice.
Cracovia però dista solo 65km dal campo, perciò è preferibile. Da lì basta prendere un bus o un treno ed è facile arrivare ad Auschwitz-Oswiecim.
Il campo di concentramento principale è stato fondato nel 1940, era il centro dell’intero complesso. Il Konzentrationslager secondario, cioè Birkenau, fu operativo dall’anno successivo.
Infine il terzo campo affiliato, Monowitz, che abbiamo nominato parlando di Primo Levi, era situato ad un chilometro da Auschwitz nei pressi di Buna Werke, dove si produceva gomma sintetica. Fu operativo dal 1942.
Com’è oggi Auschwitz
Oggi l’ex Konzentrationslager è un luogo silenzioso e triste, dedicato completamente alla memoria. Oggigiorno è anche diventata una meta turistica, dove chi si sente pronto può visitare i luoghi di sterminio.
L’ingresso oggigiorno è gratuito, ed è aperto tutti i giorni ad orari variabili a seconda del mese in cui si decide di visitarlo. Se si è preso il bus è particolarmente comodo perché lascia direttamente nel parcheggio, davanti al Museo di Auschwitz.
Il viaggio partendo da Cracovia è di circa 1h e 40 minuti e il costo del biglietto andata e ritorno è di circa 7 euro. Birkenau dista 3km, perciò è perfettamente raggiungibile da lì in quanto c’è una navetta gratuita che fa avanti e indietro fra i due complessi. E’ tuttavia sempre importante controllare le disponibilità dei vari fattori sul sito, e volendo è anche possibile prenotare i mezzi di trasporto per viaggiare più sul sicuro ed in modo più organizzato.
Per chi non vuole rinunciare anche alla componente educativa, il museo offre delle visite guidate. E’ possibile scegliere fra la visita guidata generale (meno costosa) e quella per la giornata di studio (più completa). Le visite guidate sono svolte tutti i giorni in diverse lingue: inglese, polacco e anche italiano. Le visite generali durano circa tre ore e mezza mentre quelle di studio sei ore.
In verità, la visita guidata è una delle esperienze più importanti quando si va ad Auschwitz. E’ condotta da educatori esperti che hanno appreso ciò che raccontano direttamente da ciò che hanno sentito dalle testimonianze delle esperienze dei superstiti. Per concludere, è importante ricordare che nonostante Auschwitz sia oggigiorno visitata da un numero elevato di turisti essa non è comunque considerabile un attrazione turistica.
E’ un luogo dedicato al ricordo ed alla riflessione, dove è possibile trovare persone che rimangono immerse nei propri pensieri durante la visita, persone immerse in riflessioni che vengono suscitate solo dalla vista di un luogo come quello. Auschwitz è un luogo triste, ed è importante rispettarlo. Troverete sicuramente persone che non si rendono conto della gravità del luogo e che insisteranno nel voler essere fotografati con la scritta “arbeit macht frei” sullo sfondo. Ma ricordiamo che non è così che si celebra la memoria di una disgrazia passata.