Conoscete la Cappella di San Giovanni? Scopriamo di seguito cosa vedere del monumento situato a Bolzano!
A Bolzano, tra le mura del Complesso dei Domenicani, si trova un’affascinante monumento ancora poco conosciuto ai più. Parliamo della Cappella di San Giovanni, scoprite di seguito cosa vedere in una visita al monumento.
Lo sapete che a Bolzano in particolare la Chiesa e il Convento dei Domenicani di Bolzano conservano i migliori esempi di pittura di Giotto? Oggi parliamo di un monumento ancora poco noto al turismo, ossia la Cappella di San Giovanni.
L’affrescatura della Cappella di San Giovanni, commissionata dalla famiglia di banchieri fiorentini de’ Rossi-Botsch, eseguita intorno al 1330, è uno dei primi esempi di pittura giottesca conservati nella città. La bottega di pittori itineranti che vi lavora si era formata direttamente sull’esempio della Cappella degli Scrovegni di Padova, dipinta da Giotto. Dal maestro riprende, pur con varianti personali, il senso dell’ambientazione spaziale e la resa realistica e monumentale delle figure umane. Da segnalare in particolare il bellissimo riquadro con il Trionfo della Morte.
All’interno troverete Storie di Maria, Storie di San Nicolò, Storie di San Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista. Gli affreschi sono opera di una bottega di artisti provenienti dal Veneto ed ebbero un effetto dirompente sulla pittura a Bolzano, caratterizzata fino ad allora dallo stile lineare del primo gotico. Un vero e proprio tesoro racchiuso tra le mura del Complesso dei Domenicani di Bolzano.
La cappella di San Giovanni a Bolzano ospita un trecentesco affresco del Trionfo della Morte che è forse un’opera giovanile di Vitale da Bologna o comunque di un pittore di formazione bolognese. Più correttamente il tema dell’affresco è quello dei quattro Novissimi, dove la Morte è accompagnata dalle scene del Giudizio, dell’Inferno e del Paradiso.
Ma è certamente lo scheletro mummificato della spietata Nemica ad avere la maggiore visibilità, grazie al volto grifagno, ai lunghi capelli al vento, alle due grandi ali bianche e nere, all’ossuto cavallo da corsa. La sua falce compie una strage di potenti d’ogni risma, dai sovrani ai papi, dagli ecclesiastici ai religiosi, e si lascia alle spalle uno stuolo di pallidi cadaveri. Risparmia invece un gruppo di cenciosi mendicanti e di storpi infelici che pure la stanno invocando a gran voce come liberazione finale dai propri mali e dall’infelicità.
La Morte insegue un gruppo atterrito di giovani e nobili cavalieri che tenta di trovare riparo nei palazzi patrizi: ma i dardi scagliati dall’arco della vecchia megera scatenano il finimondo e provocano un terremoto che fa rotolare una valanga mortale di detriti addosso a cavalli e cavalieri. Nella parte sinistra dell’affresco si vedono gli esiti della morte.
Il Giudizio individuale delle anime è affidato a un angelo dotato di una simbolica bilancia a doppio piatto sulla quale sono pesate le opere buone e cattive compiute in vita.