Tra le realtà africane che più di tutte sono il simbolo di quanta strada debba ancora fare il cosiddetto Continente Nero, vi è senza dubbio il Burundi, una delle entità statali più piccole tra quelle africane. Scopriamo la sua storia.
La storia del Burundi
Come detto in precedenza, il Burundi è uno degli stati meno estesi di tutta l’Africa. Per quanto riguarda la sua ubicazione, si trova nella zona dei Piccoli Laghi. Tra i motivi che hanno segnato in negativo la sua storia ve ne è anche uno di natura prettamente geografica, consistente nella mancanza di qualsiasi sbocco sul mare. Ad oggi la capitale del paese è Giteca e tale ruolo le è stato assegnato il 24 dicembre del 2008.
La storia del Burundi può essere fatta partire dal 1962, quando quello che fino a quel momento era noto come Urundi ed era sotto il dominio francese, giunse alla indipendenza. La forma di governo scelta fu quella monarchica e il primo re fu Mwambutsa IV.
Tuttavia, nel 1966 vi fu un colpo di Stato, con cui il figlio del re salì al potere. Il suo regno durò pochissimi mesi, in quanto Micheal Micombero, allora Primo Ministro, con un altro “colpo di mano” non solo lo detronizzò, ma mandò anche in soffitta il regime monarchico, rendendo il Burundi una Repubblica di cui si autonominò sia Primo Ministro che Presidente.
Sempre nello stesso periodo, ebbero inizio dei violentissimi scontri di matrice etnica tra hutu e tutsi: questo fu il detonatore che rese la situazione politica e sociale del Burundi letteralmente esplosiva.
Proprio a causa di questi eventi che insanguinarono il Burundi per alcuni anni, nel 1974 venne scritta e varata una nuova Carta Costituzionale che sanciva la nascita di una Repubblica Presidenziale dove vi era un solo partito sulla scena politica e alla cui guida vi era lo stesso Micheal Micombero.
Soltanto 2 anni dopo la nascita della nuova Costituzione, un altro colpo di Stato portò al potere J.B. Baganza, esponente di spicco dell’esercito ed appartenente alla etnia tutsi. La dittatura militare così instaurata durò fino al 1987, quando P. Buyoya, anch’egli facente parte etnicamente di tutsi, riuscì con l’ennesimo colpo di Stato ad assumere il controllo totale delle istituzioni di questa piccola realtà africana, che come si può capire da quanto detto finora, ha avuto una storia davvero travagliata dal momento della sua indipendenza.
Va detto che nel periodo in cui Buyoya governò, vi fu un lento ed inesorabile processo di democratizzazione e, cosa ancora più importante, di pacificazione a livello nazionale, con la fine, nel corso del tempo, delle ostilità che per tanti anni avevano contrapposto hutu e tutsi.
Tutto questo sfociò in un momento storicamente importante per il Burundi, ovvero il referendum del 1992 che portò come risultato concreto la nascita di una nuova Costituzione che tra i suoi punti cardine aveva la fine del regime monopartitico con però il divieto assoluto di formare partiti dai connotati tribali.
Inoltre era prevista l’elezione diretta del Presidente della Repubblica. L’anno successivo vi furono le elezioni, che videro la vittoria di Melchior Ndadaye, il quale subito iniziò una politica votata alla pacificazione. Purtroppo nell’ottobre dello stesso anno Melchior Ndadaye perse la vita, rimanendo vittima di un attentato.
Tale avvenimento portò allo scoppio di una guerra civile ancora una volta su base etnica che alla fine è costata la vita ad almeno 200 mila persone. Tale situazione è durata a fasi alterne fino al 2005, quando si sono svolte nuovamente libere elezioni. Tuttavia questo paese continua ad essere assai instabile, come testimonia il fallito colpo di Stato del 2013.
Il livello di povertà del Burundi
Come si può immaginare, questa realtà africana è tra le più povere a livello internazionale.
Infatti, gli indicatori dell’Onu lo posizionano costantemente agli ultimi posti della graduatoria internazionale dell’Indice di Sviluppo Umano: basti pensare che quasi il 70% della popolazione vive in condizioni definibili come sotto la soglia di povertà e poco meno di 5 milioni di persone vivono con il rischio di non riuscire a sostentarsi costantemente dal punto di vista alimentare.
La malnutrizione e la mortalità infantile sono i problemi endemici che ancora oggi rendono il Burundi una delle realtà senza dubbio più problematiche di tutta l’Africa.