Un gioiello prezioso del centro storico di Padova è la Cappella degli Scrovegni. Al suo interno, infatti, sono custoditi alcuni degli affreschi più famosi e importanti dell’artista Giotto. Ma quali storie nasconde al suo interno e perché continua ad affascinare a distanza di oltre settecento secoli? Scopriamo tutte le curiosità e le affascinanti opere custodite in questo meraviglioso scrigno.
Cappella degli Scrovegni di Padova: la storia
Il patrimonio artistico italiano è il più importante al mondo, e in ogni città dello stivale si nascondono bellezze di grande valoro, non solo artistico, ma anche storico e culturale.
Una delle perle di Padova si trova proprio nel suo centro storico.
Visitata ogni anno da tantissimi turisti, la Cappella degli Scrovegni è uno dei luoghi più importanti da visitare durante un viaggio nel Veneto.
Infatti, al suo interno è contenuto uno splendido ciclo di affreschi realizzati da uno degli artisti più famosi della storia: Giotto. Parliamo di un ciclo che risale ai primi anni del XIV secolo, considerato uno dei più grandi capolavori dell’arte occidentale.
La cappella-oratorio dedicata a Santa Maria della Carità, consacrata nel lontano 1305, dal 2006 è candidata a diventare il secondo sito di Padova del Patrimonio dell’UNESCO.
Le curiosità sulla cappella
La splendida Cappella fu fatta costruire da Enrico degli Scrovegni, figlio di un ricchissimo usuraio padovano. Si dice che fosse l’uomo più ricco di Padova, ereditando un ingente patrimonio dal padre Reginaldo, il quale viene citato da Dante Alighieri nel 17° canto dell’Inferno nel girone degli usurai.
Giotto dipinse, poi, l’intera superficie interna dell’oratorio con un progetto iconografico e decorativo unitario.
Al momento della realizzazione della decorazione, Giotto, il grande maestro, lavorò con una squadra di una quarantina di collaboratori e si sono calcolate 625 “giornate” di lavoro.
La particolarità del ciclo degli affreschi è che fecero negli anni da modello a quelli successivi. Infatti, il Giudizio Universale realizzato da Giotto è il modello di riferimento per tutti i giudizi universali dipinti nei secoli successivi. Tra questi è compreso persino quello di Michelangelo nella Cappella Sistina.
L’artista, in questo ciclo di affreschi ha aperto la strada a nuove tecniche, come per la prospettiva, ancora poco utilizzata al tempo.
Inoltre, nell’affresco del Battesimo di Cristo, si è scoperto che la colomba che rappresenta lo Spirito Santo è dipinta a olio. Finora, il primo affresco ad olio dell’epoca conosciuto risale al 1344 e si trova in una chiesetta di Barcellona. Giotto, invece, dipinse quest’opera 39 anni prima, con una tecnica allora difficile da realizzare.
In più, tutti volti dei personaggi rappresentati trasmettono sentimenti universali.