Scopri il Carnevale con lancio di arance di Ivrea, la storica tradizione che ogni anno celebra la propria capacità di autodeterminazione.
Il carnevale di Ivrea è caratterizzato dal complesso cerimoniale folcloristico denso di evocazioni storico-leggendarie.
Uno dei momenti più attesi dell’anno è proprio la storica Battaglia delle Arance, un’usanza che ha ricorda la rivolta medievale del popolo.
La festa si svolge per tre giorni nelle principali piazze cittadine.
Ma qual è l’origine del lancio delle arance?
Scopriamolo subito.
Carnevale con lancio di arance
Il programma del Carnevale di Ivrea prevede tanti eventi nei giorni del 6 gennaio, 9-16-20-22-23-24-25-26 febbraio.
Ogni anno sono migliaia i visitatori che accorrono per la grande festa che si spalma in nove giornate, tutte da non perdere.
Molti sono i turisti che vengono attirati dalla curiosità del lancio delle arance, ma non tutti ne conoscono l’origine.
La battaglia delle arance di Ivrea si svolge durante gli ultimi tre giorni, ovvero la domenica, il lunedì grasso e il martedì grasso del carnevale, sempre di pomeriggio, e rappresenta il momento più spettacolare dell’intera manifestazione.
Rappresenta, infatti, un vero e proprio richiamo turistico annuale per migliaia di visitatori, che corrono il rischio di essere colpiti.
Origini
Le origini della strana tradizione risalgono al XIX secolo. Nel Medioevo, invece, erano i fagioli i protagonisti della battaglia.
Si narra che due volte all’anno il signore del feudo donasse una pignatta di fagioli alle famiglie povere e queste, per disprezzo, gettassero i fagioli per le strade. Gli stessi legumi erano anche utilizzati durante il periodo di carnevale, come scherzosi proiettili da lanciare addosso ad improvvisati avversari.
Poi, nell’Ottocento, oltre ai coriandoli, confetti, lupini e fiori, le ragazze usavano lanciare dai balconi, mirando le carrozze del corteo carnevalesco, qualche arancia. All’epoca, il frutto era considerato un “aristocratico” frutto esotico. I destinatari erano giovincelli dai quali le stesse ragazze volevano essere notate.
Dalle carrozze, poi, si iniziò a rispondere scherzosamente a tono e, poco a poco, il gesto di omaggio si trasformò in un vero e proprio duello. Nel 1854 il Generale Panietti ordinò che “per il buon andamento della festa negli ultimi tre giorni è vietato di gettare aranci od altro simile con veemenza”. Tuttavia, il divieto non trovò applicazione, anzi il getto si trasformò in un vero e proprio combattimento testa a testa tra lanciatori dai balconi e lanciatori di strada.
Dal secondo dopoguerra nacque la prima squadra di aranceri e la battaglia assunse i connotati attuali seguendo regole ben precise.
Oggi, alla Battaglia prendono parte più di 4000 tiratori a piedi suddivisi in nove squadre (Picche, Morte, Tuchini, Scacchi, Arduini, Pantere, Diavoli, Mercenari, Credendari) e oltre 50 carri trainati da cavalli (pariglie con a bordo 10 tiratori e tiri a quattro con a bordo 12 tiratori) per un totale di circa 5000 persone coinvolte.