Il Carnevale di Ovodda 2020 è uno dei più tradizionali e folkloristici della Sardegna. Scopri gli eventi e le curiosità della grande manifestazione sarda.
A Ovodda nei giorni di Carnevale, dalla domenica al martedì, i festeggiamenti si svolgono tra i bar, le strade e per le case di amici e parenti.
Negli ultimi anni sono sorte nuove maschere o si sono recuperati espressioni e personaggi carnevaleschi dismessi che solleticano la curiosità di visitatori e turisti. Vediamo quali sono gli eventi più caratteristici di questo particolare Carnevale.
Carnevale di Ovodda 2020: date
Questo speciale Carnevale si festeggia nel giorno del Mercoledì delle Ceneri, Mehuris de Lessia, ed è un momento di forte identificazione della comunità che da vita alle tradizioni secolari. La domenica di Carnevale, invece, alle ore 15 si tiene la sfilata intercomunale dei carri allegorici e dei gruppi in maschera.
La maschera protagonista è quella di Don Conte, un fantoccio antropomorfo maschile. Questo indossa una larga tunica colorata da cui traspare una grossa pancia fatta di stracci che copre l’anima in ferro che lo sorregge.
Il suo volto viene realizzato con scorze di sughero o cartapesta e, talvolta, baffi. Ha i genitali accentuati che, assieme al pancione, lo rendono una figura ridicola e satirica.
La maschera viene portata in giro per il paese su un carretto trainato da un asino e adornato con ortaggi, pelli d’animali e altri oggetti stravaganti.
La festa
La festa ha inizio al suono di un campanaccio che da il via ad una grottesca processione alla quale si accodano anche gli abitanti e i visitatori. Non si segue un percorso stabilito, ma il carretto viene fatto vagare durante tutta la giornata per le vie del paese. Come i carnevali più tradizionali, non esistono regole, la gente può seguire il percorso, disperdersi in gruppi, perdersi e rincontrarsi. Inoltre, non esistono transenne che delimitano chi fa spettacolo da chi lo guarda.
Del corteo che accompagna per le strade Don Conte fanno parte i sos Intintos, uomini dalla faccia imbrattata di fuliggine e vestiti con stracci, abiti vecchi, lenzuola o coperte.
Gli Intinghidores, invece, hanno il compito di imbrattare con polvere di sughero bruciato, zinziveddu, il viso di coloro che incontrano lungo il cammino. Questo gesto rappresenta il rituale d’ingresso alla festa, con cui si accetta il caos e l’anarchia.
Nella piazza viene poi allestito un ricco banchetto. Secondo la tradizione, alcuni giovani vagano di casa in casa a chiedere la questua. Si tratta di beni alimentari come dolci, frutta e pietanze varie.
Al tramonto arriva la fine di Don Conte che viene prima giustiziato, poi bruciato e gettato in una scarpata alla periferia del paese.
A seguire, la comunità si riunisce intorno al ricco banchetto per un momento di aggregazione. La festa continua fino a mezzanotte, quando si ritorna alla vita normale e l’ordine viene ristabilito.