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Che l’Italia abbia un patrimonio artistico che tutto il mondo invidia è cosa nota. Roma, Napoli, Milano, ma anche i piccoli borghi medievali arroccati sulle montagne toscane, in ogni periodo dell’anno sono piene di turisti, pronti ad ammirare le meraviglie architettoniche italiane .
E’ innegabile che l’arte e l’architettura rappresentino un biglietto da visita importante per il nostro paese. Un biglietto da visita che, naturalmente, deve essere costantemente protetto e valorizzato.
Accanto alle bellezze a cui siamo abituati e che vediamo in televisione o nei libri, molti sono i luoghi e gli edifici che vertono in uno stato di quasi totale abbandono. Tra questi, spicca il Castello di Sammezzano, il più importante esempio di architettura orientalista in Italia.
La struttura è stata candidata per il 7 Most Endangered Programme, il progetto indirizzato alla salvaguardia dei luoghi europei più a rischio.
Il Castello di Sammezzano
Situato nel comune di Reggello, fra Arezzo e Firenze, il Castello di Sammezzano è stato costruito nel XVI secolo. Nel corso del 1800, la fortezza è stata protagonista di una incredibile ristrutturazione, che l’ha trasformata in un gioiello unico dal valore artistico inestimabile.
Il castello è composto da 365 stanze, ognuna decorata in modo diverso per ogni giorno dell’anno.
La Sala Bianca, la Galleria, la Sala degli Specchi e la sala dei Pavoni sono solo alcune delle meravigliose stanze presenti nel palazzo, esempio perfetto di estrema originalità e unico nel suo genere. In questi ampi spazi pieni di colonne, vedute panoramiche ed angoli nascosti, la fantasia si sprigiona attraverso archi, capitelli, cupole e pennacchi curati nel minimo dettaglio e dallo stile inconfondibile.
Si resta senza fiato di fronte a quell’esplodere variegato di colori che inonda ogni interno del castello. Sembra quasi di non essere Italia, data la sua architettura dal sapore orientale. In effetti, colui che si occupò della “rinascita” del castello, il Marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes, non era mai stato in Oriente, ma tra il 1853 e il 1889 realizzò quest’opera immensa basandosi sulle storie dei più famosi capolavori della letteratura di allora.
Storia
La storia del luogo è ancora più antica del XVI secolo; essa risale addirittura all’epoca romana. Si pensa che Carlo Magno possa esserci passato nel 780 dopo un viaggio a Roma.
Col passare dei secoli, la tenuta di cui fa parte il castello è appartenuta a diverse famiglie: dalla famiglia Altoviti a Giovanni Jacopo de’ Medici, che decise di venderla a Sebastiano Ximenes. I beni restarono agli Ximenes d’Aragona fino all’ultimo erede, Ferdinando, morto nel 1816. Ferdinando lasciò in eredità tutti i suoi beni al primo figlio di sua sorella, Vittoria, moglie di Niccolò Panciatichi. Ed ecco che si arriva a Ferdinando Panciatichi Ximenes, l’ideatore della bellissima fortezza Sammezzano. Del castello, il marchese fu allo stesso tempo proprietario e costruttore; nonostante non avesse una laurea, Ferdinando fu ingegnere, geologo ed architetto. Tutti i mattoni e le piastrelle furono costruiti “in loco” da manodopera locale altamente istruita.
Essendo anche un esperto di botanica, il marchese si occupò anche della rivalutazione di un’ampia area presente intorno al castello di circa 65 ettari. Nacque così il Parco Storico, un luogo incantevole immerso nel verde, popolato di piante e fiori esotiche che dovevano introdurre il visitatore allo stile orientale del castello.
A partire dagli anni ’70 del secolo scorso, il castello di Sammezzano divenne un albergo di lusso, attività che durò fino al 1990. Purtroppo, il castello è attualmente chiuso e verte in stato di abbandono. Sono in corso dei progetti per la ripresa e la rivalorizzazione della struttura.
Come arrivare
Si spera che il Castello venga presto riaperto per mostrare le infinite bellezze nascoste al suo interno. Tuttavia, è possibile visitare il Parco Storico e godersi una piacevole giornata all’aperto, ammirando dall’esterno l’imponente bellezza del castello di Sammezzano.
Se viaggiate in automobile, percorrete l’autostrada A1 e prendete l’uscita Incisa-Reggello. In lontananza, già potrete scorgere le mura del castello. In seguito, procedete fino alla frazione Leccio, e sulla destra troverete un viale alberato che vi condurrà al parco.
Se invece decidete di prendere il treno, le stazione ferroviarie più vicine a Reggello sono quelle di Rignano sull’Arno Reggello, Sant’Ellero e Figline Valdarno.