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C’è un paesino che, in un’ipotetica lista dei Borghi più Belli d’Italia da visitare, dovrebbe essere posizionato al primo posto. E il motivo non è riconducibile alla sua bellezza, sicuramente palese, ma a qualcosa di realmente unico. Civita di Bagnoregio è la “città che muore”.
Tale denominazione, conferita dallo scrittore Bonaventura Tecchi, si deve all’alto grado di erosione del territorio in cui essa è situata.
Perché la città che muore
Frazione del comune di Bagnoregio, in provincia di Viterbo, nel Lazio, Civita si trova, infatti, nella valle dei calanchi, area situata tra il lago di Bolsena ad ovest e la valle del Tevere ad est.
L’immagine che ci si ritrova dinanzi agli occhi una volta giunti a destinazione è da film fantascientifico: un piccolo borgo adagiato su un colle tufaceo cuneiforme a 443 metri di altezza sul livello del mare.
Si attesta che ad abitarlo tutto l’anno siano tra le dieci e le sedici persone: pochi coraggiosi che vedono aprirsi alle spalle delle loro case la grande vallate incisa dai calanchi. Si tratta di creste d’argilla dalla forma ondulata e sottile, risultato di anni di erosione e frane.
La zona, nello specifico, può essere distinta in due aree: la prima, che costituisce lo strato di base, è argillosa e di origine marina, particolarmente soggetta alla corrosione; la seconda, corrispondente allo strato superiore, è composta da materiale tufaceo e lavico.
Lascia senza parole l’impressionante velocità di erosione dei calanchi: circa 7 centimetri all’anno. Il fenomeno erosivo è alla base anche del quasi totale isolamento del paese. La collina su cui è situato il borgo di Civita, infatti, è raggiungibile solo attraverso un ponte pedonale in pietra e cemento armato, costruito nel 1965. Solo i residenti e le persone autorizzate possono percorrerlo a bordo di cicli e motocicli. Lo stesso ponte unisce Civita al paese di Bagnoregio, il cui nome deriva da Balneum Regis, espressione indicativa delle acque termali presenti in loco. E’ qui che, per motivi di sicurezza, si è trasferita la maggior parte degli abitanti di Civita.
Miti e leggende
Fondata circa 2500 anni fa dagli Etruschi, numerose sono le testimonianze della loro permanenza. Nella rupe sottostante il belvedere di San Francesco Vecchio è stata addirittura riportata alla luce una piccola necropoli etrusca. Anche la grotta di San Bonaventura risulta essere una tomba a camera etrusca. Si racconta che al suo interno San Francesco guarì il piccolo Giovanni Fidanza, divenuto, poi, San Bonaventura. Sempre risalente al periodo etrusco è il “Bucaione”, profondo tunnel che incide la parte più bassa dell’abitato, permettendo l’accesso dal paese alla Valle dei Calanchi.
Curiosità
Da non perdere “La Tonna”, corsa di asini che si tiene nella piazza principale due volte l’anno, a giugno e a settembre, in occasione della festività della Madonna. Le origini di questa manifestazione, di fatto ignote, sono sicuramente riconducibili all’esaltazione delle doti dell’asino, che, per secoli, ha rappresentato il più importante e forse unico mezzo di trasporto degli abitanti del paese.
La piccola località di Civita di Bagnoregio trova persino spazio per il Museo Geologico e delle Frane e il Museo Taruffi, con auto e moto d’epoca.