Essendo l’Indonesia un arcipelago composto da 17.508 isole (si, diciassettemilacinquecentootto), visitarla interamente in sole due settimane sarebbe un’impresa quantomeno improbabile. Ma niente paura, improbabile non significa impossibile: nelle prossime righe, un manuale d’uso indonesiano, per non perdere nemmeno una delle principali attrazioni dell’arcipelago.
Scoprite cosa vedere in Indonesia in 2 settimane.
Cosa vedere in Indonesia in 2 settimane
Una volta atterrati all’Aeroporto di Giacarta, la capitale indonesiana vi si spalancherà davanti agli occhi in tutto il suo mix di storia e modernità: non può mancare una visita al grande parco naturale Taman Mini Indonesia Indah, come anche quella al più famoso museo del Paese, il National Museum of Indonesia.
Per gli amanti della fauna marina, il Sea World Acquarium (uno dei più grandi al mondo!) è una tappa imprescindibile.
La visita della capitale può concludersi con una romantica passeggiata sul Love Bridge, il ponte dell’amore, utile anche per sfuggire al tipico caos cittadino.
Abbandonata l’accidentalità di Giacarta, si è ora pronti ad immergersi completamente nell’atmosfera indonesiana, visitando in primis l’isola di Giava, che oltre ad ospitare la capitale è anche teatro di un ricchissimo scenario naturalistico, costellato da spettacolari vulcani (primo fra tutti il vulcano Bromo, per il quale vengono organizzate frequenti e popolarissime visite guidate) e imponenti catene montuose.
Proseguendo il tour delle isole, si fa tappa verso Bali (chiamata l’isola degli dei per la ricchezza naturale del territorio e per l’elevato numero di templi interamente visitabili), la prima nonché una delle più famose.
Il Tempio Ulun Danu e il Tempio di Tanah Lot sono due mete più che adatte per iniziare il tour, che potrà proseguire lasciandosi ammaliare dalla rigogliosità della Foresta delle Scimmie, per poi rilassarsi nei famosissimi centri termali della città di Ubud (centro culturale e amministrativo dell’isola), concedendosi quelli che probabilmente sono i migliori massaggi al mondo.
Il mare è sicuramente il lato debole di Bali, non pulitissimo e spesso mosso e inquinato dall’elevato turismo della zona: per rimediare, con solo un’ora di barca è possibile ammirare le meravigliose Gili Islands (Gili Air, Gili Meno e Gili Trawangan), con spiagge vergini e acqua cristallina.
Da queste isolette ci si può comodamente spostare verso Lombok, la versione selvaggia e incontaminata di Bali.
Per concludere il tour, due tappe obbligate sono le isole di Sumatra e di Komodo.
La prima è rinomata per la sua popolazione di Oranghi, primati tipici di questa zona, ammirabili grazie ad una delle numerose visite guidate nel Parco Nazionale Leuser. Le attrazioni di Sumatra ovviamente non si limitano solo agli oranghi: un bagno nelle freschissime cascate Buluh, o una visita ai villaggi dei mahout, allevatori e addestratori di elefanti.
La seconda è ovviamente conosciuta per costituire l’habitat del rettile che prende il nome proprio dall’isola: il drago di Komodo. Anche per la visita a quest’ultima caratteristica isola si consiglia di affidarsi all’organizzazione e all’esperienza dei ranger del posto, abili nel mantenere i turisti lontani dai potenziali pericoli causati da un ecosistema a cui non sono abituati.
Il periodo maggiormente consigliato per la visita di questo splendido arcipelago è sicuramente quello comprendente luglio e agosto, poiché differentemente che in altri stati e isole del Sud-est asiatico, in questi mesi vi è un caldo secco pienamente sopportabile, senza l’umidità tipica della zona o degli acquazzoni che rendono poco piacevoli (e talvolta anche molto pericolosi) gli spostamenti da un’isola all’altra.
Sicuramente al termina della visita rimarrà quell’amaro in bocca causato dal fatto di non essere riusciti a visitare in lungo e in largo l’intero arcipelago, ma sicuramente l’Indonesia, con la sua incredibile varietà di popoli, usi, tradizioni sarà rimasta nel cuore, con la consapevolezza e la volontà di volerci ritornare, per tentare di conoscere meglio un paese e una cultura di cui probabilmente, in due settimane, non si è neppure scalfita la superficie.