Un luogo misterioso e inospitale, tutto sul deserto del Gobi.
Il deserto del Gobi, pur essendo uno dei posti più remoti ed inospitali della terra, può vantare testimonianze di vita da tempi immemori, umana o meno: notorio è l’interesse dei paleontologi per l’area grazie alla ricchezza e la qualità dei fossili, e non mancano reperti e ritrovamenti di popoli antichi del paleolitico e del neolitico, inoltre era parte integrante della patria dei mongoli, ultimi tra i popoli delle lande centro asiatiche a irrompere nel medioevo sul palcoscenico della storia guidati da Gengis Khan per costruire l’impero più esteso di sempre.
Il Deserto del Gobi si estende in forma di arco per 1.300.00 chilometri quadrati tra i Monti Altaj e Khangai a est, la taiga siberiana in territorio mongolo a ovest e le fertili regioni alle spalle di Pechino della Manciuria e della valle del Fiume Giallo a sud, ed è tagliata longitudinalmente dal confine tra Mongolia, nella cui lingua Gobi vuol dire “posto senza acqua” e Cina, dove invece il Gobi è chiamato “Il Grande Mare”.
La morfologia del territorio è molto varia data la sua estensione (il Gobi è il più grande deserto dell’Asia e il quinto più grande al mondo) e si compone di più regioni anche molto diverse tra loro, ma gran parte della sua superficie è costituita da nuda roccia, e questa è una delle sue singolarità.
A ovest si possono distinguere il Gobi del Gaxun, della Zungaria e quello del Trans Altai, con altezze che variano dalle depressioni (rispetto all’altezza media dell’altopiano di 1000 metri) con laghi essiccati e rare paludi salmastre (con presenza anche di sabbie mobili) ai 1500 metri dei Monti Altai, una serie di catene montuose intervallate da piane e colline rocciose, ma il territorio è fondamentalmente pianeggiante. In queste regioni sono state istituite nel 1975 le due Aree rigorosamente protette del Gobi A e B, riconosciute poi dall’Unesco come riserve della biosfera nel 1991.
Nella zona centro-meridionale, prevalentemente in territorio cinese, si estende l’altopiano dell’Axa (o di Alashan) dove si alternano aride montagne a vallate semi desertiche e grandi distese sabbiose, con altezze variabili tra i 1000 e i 2500 metri.
Il Gobi orientale invece è la parte più ricca di precipitazioni e di falde acquifere accessibili e non troppo mineralizzate, il che rende la regione a tratti stepposa, a differenza dei paesaggi quasi lunari di altre zone del Gobi, e quindi più adatta all’allevamento.
Il clima ovviamente risente della lontananza dei mari e delle catene montuose a est e a sud che impediscono l’afflusso di correnti di aria umida e di piogge, il cui livello annuale varia dai 50 ai 200 mm, rendendo il clima arido e continentale con temperature che possono variare dai -40 gradi invernali ai 45 gradi in estate, e con escursioni termiche anche di 60 gradi nell’arco della stessa giornata. Inoltre alcune zone alle altitudini maggiori sono ricoperte di neve durante la maggior parte dell’anno.
L’idrografia della zona è soprattutto sotterranea e per lo più inaccessibile o troppo mineralizzata per essere usata nell’allevamento, la maggior forma di sostentamento della zona, e i pochi fiumi, secchi in estate, formano rare vallate verdeggianti. Da queste acque dipendono ovviamente i pochi abitanti della regione dediti all’allevamento soprattutto di ovini, caprini e bovini, ma anche di cavalli e i singolari cammelli battriani da soma. Molto più ricca è invece la sua fauna selvatica: orsi e stambecchi nelle montagne, gazzelle, leopardi, lupi e numerosi tipi di roditori si aggirano in un territorio ostile per la maggior parte delle forme di vita.
Anticamente però i numerosi laghi ora essiccati, nonostante l’ambiente circostante non doveva essere molto diverso da quello attuale, rendevano la zona molto più viva, come testimoniano i numerosi e sorprendenti fossili di più di trenta diverse specie di dinosauri del cretaceo e di mammiferi: probabilmente la zona dal punto di vista paleologico più attiva e ricca al mondo, con ritrovamenti unici come delle uova intatte e due dinosauri avvinghiati in lotta.