Due religioni speculari a confronto: quali sono le differenze salienti della ricorrenza del Natale nei due culti? Ortodossi e Cattolici a confronto.
La festività natalizia
Il Natale è sicuramente una delle festività più apprezzate al mondo. Ci sono le classiche cene di famiglia, lo scambio di regali e tutti i vari significati religiosi che sicuramente rendono questa festa una delle più interessanti.
per un attimo cerchiamo di accantonare tutti gli aspetti del Natale che molti di voi preferiscono e concentriamoci sul lato religioso della festività. Il Natale è una festa specialmente cristiana, che celebra la nascita di Gesù. E’ inferiore alla Pasqua per importanza ma sicuramente è una festa che bisogna imparare molto a rispettare e ad apprezzare in ogni suo aspetto.
Il classico presepe ed albero di che ogni anno addobbiamo con tanta enfasi in realtà provengono da tradizioni lontane, specificatamente dal medioevo e dal Nord Europa.
Il termine deriva dal latino natalem, ovvero natale inteso come luogo natìo di nascita. Infatti quando si sente spesso l’espressione “città natale” ci si riferisce proprio alla città in cui si è nati.
Religione Cattolica e Ortodossa
La Religione Cattolica e quella Ortodossa possono dirsi speculari su molte caratteristiche salienti: dalla celebrazione liturgica fino alle modalità di preghiera ed affiliazione al culto. Ma alcuni festeggiamenti, come quello fondamentale del Natale, ha due concezioni differenti, pur celebrando ugualmente la nascita di Cristo Redentore.
Il Natale Ortodosso, influenzato dai suoi conteggi basati sul Calendario Giuliano, celebra la festività del Natale il giorno 7 Gennaio, a differenza della Chiesa Cattolica che lo festeggia il giorno 25 Dicembre. A differenza della Chiesa romana inoltre, quella ortodossa non ammette presepi a simboleggiare la nascita di Gesù, mentre non varia il tradizionale addobbo dell’albero natalizio, caratteristica comune ad entrambi i culti.
I fedeli ortodossi si preparano al Santo Natale rispettando una Quaresima di preghiera alternata ad un digiuno solenne, con il divieto tassativo di non cibarsi di carne, latticini e derivati vari. La tavola non è imbandita a festa come siamo abituati noi ed il giorno della Vigilia è vissuto come un momento di fede dall’altissimo contenuto mistico. La gioia ed i festeggiamenti spensierati, prendono il sopravvento solo dopo la messa notturna che annuncia la nascita del Salvatore del mondo. Dopo aver celebrato il Natale, inizia per i fedeli ortodossi il periodo degli “Sviati”, ovvero 12 giorni santi in cui si susseguono le celebrazioni degli eventi dedicati alla nascita e al battesimo di Gesù Cristo.
L’occidente, con il suo becero consumismo, ha saputo piegare alla sua mercé persino le festività di natura religiosa: il nostro Natale è diventato un inno al consumo e all’effimero. Ha perduto il suo valore mistico per proiettarsi in una ricorrenza teatrale e banale, che indubbiamente rende felici grandi e piccoli, ma svestita della sua aura di sacralità e sopratutto dal suo essere :”festa dell’orgoglio d’appartenere ad un solo popolo e ad un solo Dio”.
“con il divieto tassativo di non cibarsi di carne, latticini e derivati vari”
Quindi c’è il divieto di NON cibarsi, ossia DEVONO obbligatoriamente cibarsi di quelle pietanze…
Casomai avrebbero dovuto scrivere “con il divieto tassativo di cibarsi di carne, latticini e derivati vari”, senza il “NON”.
Potreste correggere, e poi tornare alle elementari per imparare l’Italiano?
Un errore è un errore, ma forse anche l’educazione andrebbe imparata…
Buon Natale 🙂