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Il disboscamento in Italia è un fenomeno che negli ultimi anni è diventato protagonista di articoli, sensibilizzazioni televisive e documentari. Il fatto che la sua fama sia cresciuta a dismisura nella nostra contemporaneità, non è certo un risultato di cui andare fieri. Spesso siamo soliti immaginare una situazione proiettata a chilometri di distanza, riguardante le zone dell’Amazzonia, ad esempio, colpite dal fenomeno in maniera massiccia; ma non c’è bisogno di scomodare il Polmone della Foresta della nostra amata Terra per trovare delle realtà in continua a pericolosa espansione.
Disboscamento in Italia, cosa sapere
Il nostro Stivale ha una conformazione tale da cadere spesso preda di rischiosi nubifragi. Il motivo sta non soltanto nella presenza di borghi e comuni arroccati in zone montane che hanno cambiato nel tempo la propria conformazione, ma anche nel lento processo di disboscamento che è spesso corredato da una forma di pianificazione edilizia abusiva.
L’elemento chiave nella comprensione della gravità del fenomeno, risiede in un serie di complicazioni di natura ambientale che rischiano di stravolgere il nostro rapporto con il territorio, con la ricerca di prodotti in grado di preservare la biodiversità, nonché con la salubrità dell’aria che respiriamo.
Sebbene in Italia siano moltissimi gli interventi comunali che mirano ad una sensibilizzazione sul tema, a partire dalla ricerca di piccoli abitudini quotidiane con cui rivoluzionare la propria routine – e la salute dell’ambiente che ci circonda, – è anche vero che il processo di disboscamento risulta legato a fattori che spesso non possono essere controllati dai cittadini in maniera diretta.
Rimanere vigili e informati sui dati che vengono messi a disposizione per valutare annualmente la situazione della nostra superficie boschiva, è di fondamentale importanza per aprire consapevolmente gli occhi su un fenomeno che acquista sempre maggiore pericolosità.
Deforestazione in Italia: di cosa si tratta
Partiamo dall’inizio e cerchiamo di capire di cosa si tratta quando si parla di deforestazione o disboscamento: esso è il fenomeno secondo cui si decide per l’abbattimento di alberi a causa di motivi commerciali, agricoli, edili, provocando addirittura incendi dolosi per velocizzarne la pratica.
Non c’è da condannare l’attività in questione in tutta la sua essenza; fin dall’antichità l’uomo si è sempre servito di una moderata deforestazione per procurarsi quanto di necessario per la costruzione di case, di legname utile al soddisfacimento dei propri bisogni, o ancora per avere una scorta di materia prima da investire nei propri progetti espansivi.
Ma questo non ha nulla a che vedere con la brutalizzazione odierna di alcune delle zone verdi di maggior pregio e fascino del nostro Paese. Questo perché da un lato non si dà tempo alla vegetazione di ricrescere, dall’altro si utilizzano mezzi che ledono la presenza della fauna, spesso messa ad estremo rischio dall’incuria dell’uomo.
In Italia, il disboscamento ha causato negli anni moltissimi danni irreversibili, che rischiano di continuare a crescere e a proliferare senza un intervento consapevole che sappia porre fino allo sfruttamento delle nostre aree naturali.
I dati statistici dell’Italia
Il nostro Paese – che tanto amiamo e che tanto affascina viaggiatori da ogni parte del mondo con le sue bellezze paesaggistiche – ha una conformazione tale da renderlo costituito per il 40% da colline e per il 39% da montagne. Non solo, quindi, il rischio di frane è altissimo, ma anche il danneggiamento della flora e della fauna sono elementi che devono farci riflettere.
Dati alla mano, l’Italia risulta ai primi posti tra le varie nazioni europee che si caratterizzano per l’incapacità di applicare piani regolamentativi che sappiano porre un freno al fenomeno. Tra le regioni più green – che hanno saputo prestare attenzione al mantenimento dei propri polmoni verdi – citiamo la Liguria e il Trentino che sfiorano il 60% medio inerente al tasso di copertura boschivo.
Seguono Veneto, Umbria, Toscana, con una particolare nota di merito per l’Emilia Romagna, che negli ultimi anni ha saputo lavorare sul territorio al fine di aumentare di alcuni punti percentuali la superficie media delle zone verdi.
Inoltre, sebbene circa il 30% delle aree naturali di alcune regioni del Centro e del Sud Italia sia tutelato da un vincolo naturalistico – basti pensare alla superficie forestale di Abruzzo, Campania e Sicilia – molte regioni meridionali sono colpite da un fenomeno di abusivismo che non consente di tenere sotto controllo il destino delle zone a rischio.
Le regioni meno ricche di boschi sono la Puglia con il 7.5% e la Sicilia con il 10.0%, forti indici del fatto che sia necessario intervenire con senso pratico per limitare il fenomeno.