Dal 1921 ad oggi, di spedizioni storiche sull’Everest ne sono state organizzate a centinaia. Qualcuna è andata bene, altre sono finite in tragedia, ma la vetta più alta della terra ha un fascino tale che chiunque, in cuor suo, sogna di poterla un giorno scalare.
Come fare una spedizione sull’Everest
Va da sé che non si possa decidere di scalare l’Everest da un giorno all’altro. La spedizione sull’imponente vetta del continente asiatico dev’essere organizzata con largo anticipo in ogni minimo dettaglio, soprattutto perché il monte, da qualche tempo a questa parte, è particolarmente affollato. Non si tratta di un’escursione economica, anzi: il governo nepalese sta cercando di mettere in atto una politica di riduzione delle tariffe, ma il prezzo varia dai 15.000 ai 25.000 dollari.
Le spedizioni sull’Everest vengono solitamente organizzate col supporto logistico di agenzie di viaggi e squadre di alpinisti. Il momento della partenza, com’è giusto che sia, è preceduto da un vero e proprio addestramento finalizzato a mettere lo scalatore in guardia da qualunque pericolo possa incontrare lungo la sua straordinaria avventura.
Detto ciò, chi volesse per davvero tentare l’impresa di scalare la vetta potrà scegliere tra due rotte diverse, sebbene di “strade” per raggiungerla ce ne siano molte di più: la più trafficata, riservata a chi possiede competenze tecniche d’un certo livello, è la cosiddetta via del Colle Nord, gestita dal governo cinese ma facente parte del territorio tibetano.
La via del Colle sud, che è invece di pertinenza del Nepal, è altrettanto avventurosa ma di più semplice percorrenza. Ci si organizza, di solito, in gruppi di scalatori ristretti: il team sarà coordinato da un ufficiale di collegamento che costerà altri 2.500 dollari, ma in assenza del quale non sarà permesso proseguire. Lungo il cammino s’incontreranno più volte quelli che in gergo sono definiti “ice doctor”, ovvero degli sherpa addestrati per aiutare gli scalatori nelle zone più pericolose del percorso, laddove, ad esempio, è necessario utilizzare delle funi per passare da una parte all’altra. La strada sarà lunga, molto lunga, ma una volta giunti a destinazione, sul tetto del mondo, vi renderete conto che la scalata sarà valsa ogni centesimo del suo prezzo e ogni singola goccia di sudore versata.
Spedizioni storiche: quali sono
I primi a tentare la scalata dell’Everest furono, nel lontano 1921, gli inglesi Andrew Irvine e George Mallory. I due non fecero mai ritorno a casa, perciò è impossibile stabilire se siano morti prima di arrivare in cima o se, invece, abbiano perso la vita al momento di tornare al campo base. La prima vera ascensione, debitamente filmata e documentata, risale invece al 1952, quando un gruppo guidato da René Dittert arrivò a 200 metri dalla vetta passando per la via del Colle sud. Nessuno si era mai spinto così oltre, ma ancor meglio fece Edmund Hillary, che il 29 maggio del 1953 posizionò nella neve una croce in segno di vittoria: ce l’aveva fatta, era sul tetto del mondo. Tra le altre spedizioni storiche vale la pena citare quella, tutta al femminile, del 1975, e quella invernale, la più incredibile di tutte, che risale invece al 1980.
Che bello che avete dedicato uno spazio alla storia delle spedizioni sull’Everest!
Anche io ho visitato l’Everest Base Camp, posso lasciarvi il link al blog con le foto? Fanno parte del mio viagio in Tibet. Anche quello è un pò storico, perchè ho dovuto aspettare vent’anni per andarci…
http://picapicasdiary.net/2017/07/01/shigatse-to-everest-base-camp/
http://picapicasdiary.net/2017/09/14/740/
Grazie 🙂