Grotte di Catullo: storia di un angolo di Roma nel Nord Italia.
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A ridosso del lago di Garda e attorniate da circa un migliaio e mezzo di suggestivi ulivi pluri-secolari, le grotte di Catullo sono i resti di un’antica villa romana che si trova nella penisola di Sirmione.
L’antica costruzione ha questo nome perché il crollo della parte superiore ha fatto in modo che i locali rimasti assumessero un aspetto simile a quello di caverne che si confondono con la vegetazione locale. La dedica a Catullo risale al ritrovamento di una sua poesia diventata celebre ai posteri, il Carme 31: il testo fa pensare che quest’imponente opera edilizia appartenesse allo scrittore veronese, come del resto hanno creduto molti studiosi, nonostante i resti attualmente visibili risalgano ad un periodo successivo alla morte del poeta.
La villa rappresenta la più grande opera di architettura romana nell’Italia del Nord e rimase abitata per due-tre secoli. Quando l’edificio fu abbandonato, divenne un punto strategico per la difesa durante le battaglie e, nello stesso periodo, venne adibito a città mortuaria. In seguito, alcuni elementi decorativi trovarono impiego nella costruzione della Villa di Via Antiche Mura di Sirmione e, successivamente, per rafforzare le mura della zona.
Solo molto tempo dopo vennero effettuati scavi e rilievi, per tutelare i resti tra i beni culturali: tramite ricerche, gli studiosi arrivarono a costruire delle riproduzioni in miniatura (una delle quali presente nel Museo Archeologico del parco), che fanno capire il suo aspetto in principio.
Dagli esami fatti sembra che l’edificazione sia avvenuta in un’unica fase, su una struttura già presente, parzialmente demolita prima della costruzione della villa stessa, probabilmente seguendo un progetto che armonizzava gli spazi secondo precisi criteri di ordine e geometrici.
Dalla planimetria rettangolare (di dimensioni 167×105, in metri), quest’imponente opera architettonica arriva a circa due ettari di estensione e si eleva su tre piani. È un susseguirsi di aree dai nomi caratteristici, come il “Lungo Corridoio”, la “Trifora del Paradiso”, la “Grotta del Cavallo”, tanto per citare alcune espressioni.
L’entrata principale era rivolta a sud, agli antipodi del lago, e dava accesso immediato a una zona termale e a una cisterna di circa 43m di lunghezza, che serviva a contenere l’acqua di uso quotidiano. Dal momento che il basamento era inclinato, a nord dell’edificio si posero delle “sostruzioni“, ossia delle grandi lastre rocciose si sostegno estratte dal sottosuolo, per equilibrare il livello; il tutto è ricoperto da un pavimento fatto da piccole lastre disposte a lisca di pesce. Proprio dai piani inferiori iniziava un sentiero che portava verso la riva del lago.
Nel versante a ovest si trova il “Criptoportico“, area rocciosa protetta dalle intemperie con teli di canapa (velarium), dove risultano evidenti gli interventi per livellare la struttura. Da questo lato come a est, si susseguivano loggiati e terrazzi scoperti, dai quali si può osservare una splendida vista verso il lago.
Una curata ed enorme area verde, estesa per circa 4000 mq, era situata al centro, incorniciata anch’essa da un porticato e disseminata di piccoli sentieri e suggestive aiuole. Le pitture alle pareti riprendono la rigogliosa vegetazione di un tempo.
Al terzo livello, detto anche “piano nobile“, alloggiava il proprietario: risulta più danneggiato perché più esposto alle intemperie e utilizzato nel corso del tempo per contenere materiali di vario genere.
Di apertura recente, nel Museo archeologico all’interno del parco dimorano i resti delle grotte di Catullo e di altre ville romane della zona, come frammenti degli affreschi, candelabri ed elementi architettonici dell’epoca.
Quanto raccolto dai vari scavi è disposto in maniera organizzata, completato da descrizioni sulle origini e sulla conformazione fisica del lago: esistono quindi aree dedicate a ciascun periodo storico, corredate di display touch-screen che avvia filmati in tre lingue, sia sulla villa sia su altri siti importanti e riconosciuti come beni culturali.