Due specchi d’acqua collegati da un rivo che scorre in mezzo a pareti nude e levigate in cui si legge la capacità di portata del fiume in tempi di pioggia e piena: sono le Guje di Garavot.
A una settantina di chilometri da Torino, nella zona che appunto si chiama Valchiusella, le Gole sono ospitate nel comune di Val di Chy, nato a inizio 2019 dalla fusione dei comuni di Alice Superiore – nel cui territorio erano storicamente comprese le Guje – con quelli di Pecco e Lugnacco.
L’ambiente è intatto e il silenzio è d’oro per davvero, in questo posto magico inserito tra i ‘luoghi del cuore’ del Fai, il Fondo Ambiente Italiano, fruibile con soddisfazione sia da parte degli amanti della dimensione contemplativa di panorami mozzafiato, sia da parte di chi cerchi semplicemente refrigerio durante le giornate estive.
Le acque infatti sono balneabili. Anzi: con la necessaria attrezzatura si prestano anche ad immersioni alla scoperta di spettacolari e inconsueti fondali che scendono fino ai 9 metri.
Come arrivare alle Guje di Garavot
Il baricentro ideale da cui partire è Torino, raggiungibile comodamente sia in treno che tramite autostrada. In quest’ultimo caso, una volta raggiunto il capoluogo piemontese, da lì va imboccata l’autostrada A5 che lo collega con il Monte Bianco.
Si esce al casello di Ivrea. Da qui si prosegue lungo la Strada Statale 565 fino a raggiungere l’innesto con la Strada Provinciale 64, dopodiché è sufficiente seguire le indicazioni dedicate per arrivare alle Guje di Garavot.
Niente auto propria? Nessun problema. Dopo essere arrivati a Torino in treno o pullman, c’è comunque da raggiungere Ivrea. Si può farlo coi medesimi mezzi. In bus, bisogna proseguire dall’autostazione torinese di Corso Bolzano per scendere a Ivrea dopo poco più di un’ora. Dalla città, la linea di autobus che porta in prossimità delle Gole è la numero 4513.
Per tutti quanti, attenzione: c’è un sentiero da percorrere. Quest’ultimo si snoda tra gli alberi di un bosco di ontani, castagni e salici e betulle proprio a partire dalla Strada Provinciale. La camminata sale in direzione Traversella per poi ridiscendere dolcemente verso il torrente Chiusella e condurre nel giro di una ventina di minuti fino al gran teatro naturale del Canavese che è costituito dalle Guje di Garavot.
Natura e mistero in quota
L’altitudine è moderata: sono 580 i metri sul livello del mare a cui si collocano le Guje. L’ambiente, però, con le gole lisciate dallo scorrere anche prepotente delle acque fluviali fino a scolpire le rocce in forme singolari, appare più rupestre di quanto il dato altimetrico non racconti.
Un che di misterioso risuona negli echi tra le Gole capaci di sprigionare – nel loro riflettere ontani, castagni e betulle in specchi d’acqua grigio-blu – un fascino quasi fiabesco. Molte le leggende nate in quello spicchio di natura in cui la roccia sfida l’acqua come in un braccio di ferro rimasto sin qui in equilibrio ormai dal principio dei tempi.
Una è legata alla cosiddetta impronta del diavolo, un’orma a forma di zampa impressa nella roccia che i più pragmatici però ascrivono solo alla necessità di fissare un confine fra comuni.
Suggestivi, poi, i giochi di luce solare negli specchi d’acqua, secondo i racconti capaci di generare effetti ottici che nei secoli hanno portato alcuni a raccontare di aver visto una donna distesa sulle rocce e intenta a cantare, oppure i riflessi di civiltà aliene.
Della cultura popolare fa poi parte la novella di Gussen e Ardissona, storia di un amore contrastato alla cui risoluzione contribuisce in maniera determinante il Re del Maghi. Dove abitava? Ma in una delle grotte delle Guje di Garavot, naturalmente. Chissà se c’è ancor’oggi…