Il filtro antiparticolato, anche indicato con le sigle DPF (dall’inglese: “Diesel Particulate Filter) o FAP (Filtro Anti-Particolato), è un tipo di filtro originariamente realizzato per i motori diesel, che tuttavia con l’andar del tempo ha potuto trovare utilizzo anche sui motori a benzina ad iniezione diretta. Il filtro antiparticolato assolve alla funzione di catturare le polveri sottili di carbonio (fino ad 100 micrometri di diametro), provenienti dalle camere di combustione dei cilindri. Questo per molti versi rivoluzionario dispositivo ha fornito un contribuito importante per l’abbattimento delle emissioni nocive delle auto di ultima generazione, rendendo il mercato automobilistico più compatibile con l’ambiente. Vediamo pertanto di fornire alcune informazioni utili su questo accessorio.
Illustrazione del filtro antiparticolato tratta da tuttoautoricambi.it
Il filtro antiparticolato funziona secondo un meccanismo abbastanza semplice. A combustione avvenuta, le sostanze chimiche prodotte vengono convogliate tramite le valvole di scarico dalle camere del cilindro al condotto di scarico. Nel corso del tragitto verso la marmitta catalittica, questi gas passano per il filtro antiparticolato, le cui pareti porose con struttura a nido d’ape in carburo di silicio hanno la capacità di trattenere le polveri sottili di carbonio.
Una peculiarità di questo accessorio è che la sua pulizia ha luogo in maniera automatica grazie alla centralina del motore, che tramite un apposito sensore tiene sotto controllo la quantità di polveri che si depositano al suo interno. Non appena superata la soglia critica, situazione che solitamente avviene ogni 500-600 km di percorrenza, si avvierà automaticamente un processo di rigenerazione, durante il quale queste polveri vengono combuste e trasformate in anidride carbonica ed ossido di carbonio. Questo processo, segnalato dall’attivazione di un’apposita spia sul cruscotto, può arrivare a durare complessivamente una ventina di minuti e la combustione diretta di queste polveri avviene ad una temperatura di oltre 600 °C. Durante questa fase il motore avrà bisogno di girare ad un regime medio-alto (più o meno corrispondente ad una velocità di oltre 60 km orari) e costante, questa è anche la ragione per cui nella maggior parte delle volte questo processo ha luogo senza che il conducente ne abbia sentore. Nel caso in cui l’auto stia circolando in un percorso urbano con andatura lenta e motore al minimo, i tempi della combustione si allungheranno, in quanto il motore non sarà in grado di raggiungere in breve tempo le temperature necessarie a che questo processo abbia inizio. Nell’evenienza, infine, che la rigenerazione non riesca ad avvenire spontaneamente, occorrerà portare il veicolo da un meccanico, che provvederà ad effettuare una rigenerazione forzata del filtro antiparticolato. Un aumento inusuale dei consumi ed un generale calo delle prestazioni dell’auto sono segnali frequentemente riconducibili ad un malfunzionamento di questo filtro in quanto intasato.
Sebbene continuamente esposto a stress termici e meccanici, questo componente ha tuttavia una lunga durata ed una sua sostituzione si rende necessaria in un range che va da 120.000 a 250.000 km. La sostituzione di questa parte, che andrebbe preferibilmente effettuata in officina, comporta mediamente una spesa tra i 500 ed i 600 euro, a secondo del modello d’auto.
Va infine menzionata l’obbligatorietà di questo filtro in tutti i veicoli diesel modello Euro 5 (dicitura questa che si applica a tutti i modelli auto immatricolati dopo il 1 settembre 2009). La rimozione del filtro antiparticolato dalla propria vettura è soggetta ad un’ammenda peculiare che va da 422 a 1697 euro. In alcuni casi questo comportamento può anche avere delle conseguenze a livello penale.
Ci auguriamo che la lettura di questo articolo sia stata utile.