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Isola delle Rose: dal nome sembrerebbe un’isola dell’Oceano Pacifico, esotica e lontana, ricca di meraviglie naturali. Stupisce scoprire che si tratta invece di una piattaforma artificiale di 400 metri quadri a largo delle coste di Rimini, costruita alla fine degli anni Cinquanta da Giorgio Rosa.
Isola delle Rose: alla scoperta dell’utopia di Giorgio Rosa
Cosa aveva in mente l‘ingegnere bolognese quando ha deciso di dare vita all’isola delle Rose a pochi chilometri da Rimini?
Il suo era l’utopico tentativo di creare un Repubblica autonoma nell’Adriatico (a 12 km dalla costa), poco dopo il confine marittimo italiano: stanziando la piattaforma in acque internazionali, essa non apparteneva di fatto a nessuno stato, beneficiando così di grandi margini di autonomia per la sua gestione e organizzazione interna.
Progetto, edificazione e sviluppo
Il progetto presentato a Rimini, che non poteva di fatto opporsi alla costruzione, era quello della creazione di un’area per la ricerca scientifica e tecnologica, ma i piani di Rosa erano altri.
Sulla piattaforma doveva essere collocato un bar, un hotel e una radio indipendente senza vincoli di censura. Di fatto, tutto quello che serviva per creare un piccolo stato autonomo.
I lavori di edificazione, ad opera della Società Sperimentale per Iniezioni di Cemento dello stesso Rosa e della moglie, terminarono il primo maggio 1968 con l’auto proclamazione a stato indipendente, fornito di moneta e francobollo propri. La bandiera nazionale aveva impresse tre rose rosse e la lingua ufficiale divenne l’esperanto, idioma artificiale coniato dal linguista polacco Ludwik Lejzer Zamenhof alla fine dell’Ottocento, il quale aveva scelto di mescolare insieme i volgari di tutti i popoli. L’esperanto rappresentava talmente bene gli ideali che Giorgio Rosa aveva pensato per la sua isola che il nome della stessa venne tradotto: ecco che da Isola delle Rose si passò a Insulo de la Rozoj.
Problemi, declino e fine
Il nuovo Stato era aperto a tutti e facilmente raggiungibile. L’idillio finì però molto presto: la piccola nazione durò solo cinquantacinque giorni.
Infatti sulla terraferma cominciarono a spargersi voci infamanti riguardo a quello che accadeva sull’isola, mettendo in risalto come questa potesse creare dei precedenti e incentivare la colonizzazione di tutte le acque internazionali. In realtà la paura più grande era che gli argomenti rivoluzionari trattati dall’emittente radiofonico della neonata repubblica e ascoltati e apprezzati dai giovani riminesi e non solo, potessero portare a disordini e insurrezioni.
Dopo aver cercato in tutti i modi di mettere l’operato di Giorgio Rosa in cattiva luce, l’11 febbraio 1969 l’isola venne fatta esplodere dalla Marina Militare con quasi 80 kg di dinamite. Il suo relitto è ancora visitabile grazie a delle immersioni.
L’incredibile storia dell’Isola delle Rose: trasposizione cinematografica di un’utopia
Per anni non si parò più dell’Isola delle Rose, e della sua Repubblica a pochi chilometri da Rimini, inghiottita con i suoi resti dal mare e dalla sabbia. Recentemente però è tornato a suscitare l’interesse dei media. Il regista Sidney Sibilla infatti ha prodotto il film “L’incredibile storia dell’Isola delle Rose”, disponibile dal 9 dicembre su Netflix, con un cast tutto italiano: a fianco di Luca Zingaretti, Matilde De Angelis e Fabrizio Bentivoglio. Sarà Elio Germano a vestire i panni dell’ingegner Rosa, riportando sotto i riflettori una parte della nostra storia ingiustamente dimenticata.