La cappella delle ossa di Évora: un viaggio tra vita e morte

Un luogo di riflessione profonda sulla fragilità della vita e l'eternità della morte

Un monumento inquietante nel cuore di Évora

Nel cuore di Évora, una delle città più affascinanti del Portogallo, si trova la Capela dos Ossos, un luogo che invita i visitatori a riflettere sulla vita e sulla morte. Questa cappella, situata all’interno della storica Igreja de São Francisco, è un esempio straordinario di come l’arte e la spiritualità possano intrecciarsi per creare un’esperienza unica e toccante.

La Capela dos Ossos è famosa per le sue pareti rivestite di ossa e teschi umani, un simbolo potente della caducità della vita e della necessità di una riflessione profonda.

La storia dietro la cappella

La creazione della Capela dos Ossos risale al XVII secolo, un periodo di fermento spirituale e controriformista.

Un frate francescano concepì questo luogo come un mezzo per far meditare i fedeli sulla fragilità della vita. L’intento era chiaro: risvegliare la coscienza cristiana e spingere le persone a vivere una fede più intensa e consapevole. Questo approccio non era isolato; in tutta Europa, luoghi simili venivano creati per comunicare il messaggio della mortalità attraverso simbolismi forti e diretti.

Un’esperienza visiva e sensoriale

Entrando nella Capela dos Ossos, i visitatori sono accolti da un’atmosfera quasi surreale. Le ossa, provenienti da circa cinquemila individui, sono disposte con una precisione maniacale, creando un’armonia inquietante. Le colonne e le pareti, tutte decorate con teschi, raccontano una storia di vita e morte, mentre la luce che filtra dalle finestre crea giochi di ombre che animano il luogo. Una frase scolpita all’ingresso avverte i visitatori: “Noi ossa che qui siamo, per le tue aspettiamo”, un monito che invita alla riflessione sulla propria mortalità.

Un viaggio personale e intimo

Visitare la Capela dos Ossos non è solo un’esperienza turistica, ma un vero e proprio viaggio interiore. Ogni passo all’interno della cappella diventa un pellegrinaggio verso la consapevolezza della propria finitezza. Le navate, ampie e lunghe, accompagnano il visitatore in un percorso rituale, mentre gli affreschi che decorano la volta raccontano storie di speranza e dolore, creando un contrasto profondo con la crudezza delle ossa. All’uscita, un pannello in maiolica offre un ultimo messaggio di riconciliazione tra vita e morte, suggerendo che, oltre alla caducità, esiste qualcosa di eterno.

Scritto da Redazione Viaggiamo

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