La Lanterna di Genova, simbolo della città e secondo faro più alto in Europa e il settimo nel mondo: le origini e la ricostruzione.
Svetta nel Porto Vecchio, ingresso privilegiato alla città, e lo domina dal lontano 1128: con i suoi di altezza, è il secondo faro più alto in Europa e il settimo nel mondo e la sua immagine, che accoglie lo stemma comunale sulla parte inferiore della torre, torna più volte in tutte le mappe più antiche della città di Genova.
Sebbene sia datato nel 1128, quando come torre di guardia aveva il compito di scorgere l’arrivo delle imbarcazioni sospette, il faro che vediamo oggi ha le fattezze nate con diversi adattamenti nel tempo, dal XIV secolo in avanti.
Fu durante la guerra tra Guelfi e Ghibellini che il faro subì i primi disastrosi danni, che ne minarono le fondamenta, tanto che nei successivi lavori di consolidamento fu scavato un fossato tutt’attorno, proprio per fare sì che fosse meno attaccabile. La prima lanterna vide la luce nel 1326, era alimentata ad olio di oliva e la sua luce, fondamentale per segnalare ai naviganti l’accesso al porto, era concentrata in un fascio grazie a cristalli trasparenti.
Nei secoli successivi la Lanterna di Genova fu adibita a prigione custodendo, tra gli altri, anche il re di Cipro. Nel 1543 fu interessata a una quasi totale ricostruzione, dopo il bombardamento che subì da parte degli stessi genovesi, insorti contro i francesi di Luigi XII e l’edificazione attigua della fortezza della Briglia, voluta dal re per le truppe che presidiavano la città.
Da quel momento la Lanterna superò quasi indenne tutti gli accadimenti storici successivi, comprese le bombe della II Guerra Mondiale, sino ad arrivare ad oggi, con le sue forme originali, nonostante i periodici consolidamenti dovuti alla sua natura di baluardo difensivo, e il progressivo potenziamento della capacità luminosa, dovuta all’avvicendarsi di nuovi combustibili e all’introduzione di più moderni sistemi di illuminazione.