Un volo speciale verso l'Iraq solleva interrogativi sui diritti e la dignità umana
Argomenti trattati
Il recente volo speciale partito da Zurigo verso Baghdad ha riacceso il dibattito sulle espulsioni di stranieri dalla Svizzera. Nonostante le avvertenze del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) riguardo ai viaggi non urgenti verso l’Iraq, il governo ha deciso di procedere con l’operazione.
Questo solleva interrogativi sulla natura delle espulsioni e sulla loro giustificazione, specialmente in un contesto di instabilità e violenza.
Il costo di tali voli speciali è significativo, stimato intorno ai 2,5 milioni di franchi nel 2023.
Questi fondi sono investiti per trasportare persone che, dopo aver scontato la loro pena, vengono espulse. È lecito chiedersi se sia giusto investire somme così ingenti per riportare individui in paesi dove la loro sicurezza non è garantita. La questione si complica ulteriormente quando si considera che molti di questi espulsi hanno legami familiari in Svizzera, ma non possono nemmeno salutare i propri cari prima di partire.
La Costituzione svizzera afferma che tutti sono uguali davanti alla legge, ma la realtà delle espulsioni sembra contraddire questo principio. Un cittadino svizzero, pur avendo commesso lo stesso reato, non subisce le stesse conseguenze di un cittadino straniero. Questa disparità solleva interrogativi sulla vera natura dell’uguaglianza giuridica in Svizzera. La dignità umana, sancita dalla Costituzione, viene messa in discussione quando si negano diritti fondamentali a chi è già vulnerabile.
È fondamentale che la società civile si mobiliti per garantire che i diritti umani siano rispettati e protetti per tutti, indipendentemente dalla loro origine. Le espulsioni devono essere gestite con umanità e rispetto per la dignità delle persone coinvolte. La Svizzera, che si vanta di essere un faro di civiltà e diritti, deve riflettere su come le sue politiche possano influenzare la vita di individui e famiglie, e lavorare per un sistema più giusto e equo.