Uno dei luoghi più insoliti e, per così dire, macabri di Palermo sono le Catacombe dei Cappuccini, la cui storia è davvero interessante. Se siete alla ricerca di un argomento di conversazione per la vostra prossima cena, programmate una visita qui.
Se avete il coraggio.
La storia delle catacombe dei Cappuccini di Palermo
Nel 1600, il cimitero curato dai frati cappuccini era pieno. Invece di ampliare le sepolture tradizionali, quando frate Silvestro da Gubbio morì, i monaci decisero di scavare le cripte sotto il cimitero e lo mummificarono per poter continuare a stare e pregare con lui. È questo monaco che vi accoglie all’ingresso delle catacombe centinaia di anni dopo.
Dopo alcuni secoli in cui questa pratica era riservata ai soli frati cappuccini, essi decisero di espandersi e di offrire questo tipo di sepoltura ai palermitani che potevano permetterselo.
I metodi di conservazione dei corpi erano stati perfezionati dai frati nel corso degli anni, come la combinazione dell’atmosfera naturale delle catacombe e di una serie di stanze di essiccazione con un sistema di drenaggio in ceramica. I corpi venivano poi immersi in una soluzione di aceto e imbottiti di fieno. Le famiglie fornivano gli abiti per vestire i loro cari e spesso venivano a trovarli. Si trattava di un’impresa costosa, un segno di prestigio che solo le famiglie più ricche di Palermo potevano permettersi a causa delle spese di manutenzione.
A volte questo comprendeva anche regolari cambi di costume.
Il labirinto di stanze è diviso in sezioni separate. I sacerdoti sono vestiti con i loro paramenti clericali e i militari e i funzionari pubblici indossano ancora le loro uniformi. Ci sono stanze dedicate alle vergini, alle donne, agli uomini, ai bambini e ai neonati. Alcuni corpi sono imbalsamati ed esposti in bare di vetro, mentre altri sono appesi alle pareti in posizione eretta. Molti corpi sono ora protetti da gabbie metalliche perché la gente prendeva le ossa come macabri souvenir.
I personaggi più importanti
Uno dei residenti più famosi e strazianti delle catacombe è Rosalia Lombardo. Rosalia aveva solo due anni quando morì tragicamente di polmonite. Appare vestita con un abito da festa, come se stesse dormendo in una bara di vetro, il suo corpo perfettamente conservato con un leggero calco viola. La tecnica di imbalsamazione era un mistero, fino a quando l’antropologo Dario Piombino-Mascali ha rintracciato i parenti viventi dell’imbalsamatore. Alfredo Salafia era un tassidermista e imbalsamatore siciliano morto nel 1933. I suoi appunti scritti a mano delineano una formula chimica a base di formalina, sali di zinco, alcol, acido salicilico e glicerina che spiega le incredibili condizioni della dolce Rosalia perduta.
Si dice che le catacombe contengano 8.000 corpi, ma il numero è probabilmente più vicino a 2.000, alcuni dei quali molto importanti. Pare anche che il celebre scrittore del Gattopardo, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, si trovi qui, ma il suo corpo è in realtà sepolto nel vicino cimitero. Ci sono membri dell’aristocrazia siciliana, avvocati, medici, artisti e persino il figlio di un re tunisino all’interno, i cui corpi conservati con gli abiti che indossavano in vita riposano per l’eternità sotto le strade di Palermo.
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