Situata sul bordo della gravina, a pochi chilometri da Matera, Laterza offre ai visitatori un viaggio tra natura, fede, tradizione ed enogastronomia.
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A settanta chilometri da Bari e a pochi minuti da Matera c’è una Puglia inedita e ancora poco conosciuta. Qui, tra ulivi e vitigni, sorgono borghi che non fanno parlare di sé tanto quanto i più celebri Alberobello e Polignano, ma che sanno conquistare il cuore dei turisti con la loro genuinità.
A Laterza si respira aria di tradizione e si percepisce, ancora forte, il legame che i suoi quindicimila abitanti hanno con il territorio e con i lunghi secoli di storia della città. Laterza accoglie i visitatori con il calore del sole pugliese, anche a dicembre, e si mostra in tutta la sua magia al tramonto, quando la luce inizia a calare e tinge di sfumature rosate le case bianche del centro storico.
Sotto Natale, il fascino del borgo si unisce alla magia delle feste e regala a cittadini e visitatori un connubio unico. A partire dall’Immacolata, la città si trasforma in un enorme presepe vivente, realizzato dagli ospiti del centro Osmairm. La struttura di riabilitazione, con i suoi 270 posti letto e 590 dipendenti, è una delle più grandi di tutta la Puglia.
In pieno centro storico spicca l’imponente Palazzo Marchesale, costruito nel 1393, quando la città faceva parte di uno dei tanti feudi del Principato di Taranto. Allora, l’edificio era un castello che doveva servire ai laertini per difendersi dagli attacchi dei vicini feudi di Matera e Castellaneta. Ma nel Sedicesimo secolo i marchesi D’Azzia lo trasformarono nel palazzo residenziale in cui i signori di Laterza abitarono fino ai primi dell’Ottocento.
Entrate nel Palazzo e fatevi trasportare indietro nel tempo passeggiando per l’ampio cortile interno. Oggi l’edificio ospita il modernissimo Museo della Maiolica (MUMA). Quello della lavorazione e della decorazione della ceramica è una delle forme d’arte che hanno reso celebre il borgo pugliese nel passato. Il bianco, il blu e il giallo delle sue creazioni hanno ornato le abitazioni della nobiltà locale per secoli.
Tra i manufatti esposti nelle teche del MUMA si possono ammirare anche due fedeli ricostruzioni degli abiti che i nobili laertini indossavano nel Diciassettesimo secolo durante le feste di palazzo. Oggi li sfoggiano i membri del gruppo “La Marchesana” che permette ai visitatori di rivivere il fascino dei balli tradizionali. Una delle camicie esposte al museo è stata realizzata dal ginosino Angelo Inglese, che tra i suoi clienti vanta Donald Trump, il principe William e la principessa del Giappone.
Quella della maiolica è una tradizione ancora viva, che i laertini cercano in ogni modo di preservare e rinnovare. Come Dominique Parisi, che ha deciso di cimentarsi in un’impresa dal nome di Mesolab. Nella sua bottega, accanto a vasi e piastrelle, trovano posto gioielli dal gusto moderno e mostre temporanee. Imperdibile, nel periodo natalizio, quella dedicata ai presepi. Il laboratorio della bottega offre a cittadini e visitatori, anche i più piccoli, la possibilità di cimentarsi in questa arte antica e affascinante.
L’altra faccia della tradizione laertina è conservata al Museo della Civiltà Contadina, con cui l’Associazione “La Gravina” ha voluto recuperare e valorizzare i frammenti del passato del borgo. Qui troverete attrezzi agricoli e casalinghi scomparsi con l’avvento dell’industrializzazione. Accanto a utensili dal fascino antico sono esposti anche prodotti della tradizione culinaria locale, esempi di una cucina povera che ha saputo sfruttare al meglio ciò che la terra delle gravine ha da offrire. Primo fra tutti, il grano da cui si ricava la farina per impastare il famoso pane di Laterza, che può pesare fino a cinque chili.
A pochi passi dal Museo sorge la Chiesa di San Lorenzo Martire. Il suo campanile bianco permette da secoli di orientarsi nel labirinto delle strette vie del centro storico. Gli affreschi che è possibile ammirare al suo interno rappresentano una summa di una tradizione ben più antica, risalente all’epoca delle chiese rupestri.
Impossibile, infatti, parlare di Laterza senza citare la sua gravina. Con i suoi 12 chilometri di lunghezza e 400 metri di larghezza, è uno dei canyon più spettacolari e selvaggi d’Europa, nonché il meno antropizzato di tutto l’arco delle gravine che dall’entroterra pugliese e lucano si spingono verso il Mar Ionio. Tra queste rocce gli uomini hanno abitato per millenni, scavando non solo abitazioni ma anche luoghi di culto. Nella sola Laterza se ne contano più di trenta. Come la chiesa di San Vito, presso la quale è possibile ammirare gli affreschi dei Santi Medici.
O la chiesa della Madonna delle Grazie, fresco riparo dalla calura estiva perché scavata nel tufo al di sotto livello del suolo. Qui è conservata una delle rarissime rappresentazioni della Madonna del Latte, che come una madre nutre e accudisce i fedeli. Questa piccola chiesa, nel cuore della murgia, è la protagonista di una celebrazione extraurbana e folkloristica che ha luogo il Lunedì dell’Angelo.
Oggi la gravina non ospita insediamenti umani, ma il canyon è uno straordinario esempio di biodiversità. Capovaccaio, nibbio, gufo reale, falco pellegrino, lanario: sono solo alcune delle specie di uccelli rapaci che nidificano tra queste rocce. Dal 1999 sono tutelate dal personale dell’Oasi Lipu Gravina di Laterza, nata da un accordo di collaborazione tra il Comune e la Provincia di Taranto per valorizzare il patrimonio naturalistico di questa terra.
È possibile godere dello spettacolo paesaggistico che la gravina offre percorrendo uno dei tanti sentieri che la attraversano, a piedi o a bordo di bici, cavalli e asinelli. Se l’arrampicata è la vostra passione, l’Oasi offre l’opportunità di cimentarsi in scalate su pareti alte fino a 200 metri. E per i più avventurosi, quale modo migliore di godere del fascino della gravina se non dall’alto, a bordo di una mongolfiera?