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“La Maschera di ferro” è un film del 1998, che vede protagonista Leonardo Di Caprio, nel ruolo del perfido re di Francia Luigi XIV.
I quattro moschettieri Aramis, D’Artagnan, Athos e Porthos, dopo aver interrotto il loro servizio, decideranno di riunirsi e prendere in mano le armi, per liberare un prigioniero misterioso con una maschera di ferro nel palazzo del re e spodestarlo.
Il film, trattando di intrighi di corte e nobiltà, è stato girato in location davvero sontuose, che riproducono le magnifiche stanze dei palazzi reali.
Le maestose location del film “La Maschera di ferro”
Il film è stato interamente girato in Francia, sfruttando principalmente tre castelli dislocati nei dintorni di Parigi.
Vaux-le-Vicomte
Le scene di corte che troviamo nel film, dove si susseguono feste, giochi nei parchi e grandi ricevimenti, sono state interamente ambientate in questo castello.
Venne edificato per volere di Nicolas Fouquet, sovrintendente alle finanze di Luigi XIV, nella seconda metà del 1600.
Gli architetti che lo progettarono furono gli stessi che vennero poco dopo incaricati della costruzione della reggia di Versailles.
Il castello fu per diverso tempo fulcro di un’intensa stagione di feste e di eventi culturali, fra i frequentatori abituali vi furono il poeta La Fontaine e il commediografo Moliere.
Pierrefonds
Le scene della reclusione del prigioniero con la maschera di ferro, sono state principalmente girate in questo castello, che si trova a nord della capitale, tra Villers-Cotterets e Compiegne.
Nel 1810 venne acquistato e restaurato da Napoleone, dopo secoli di rovina. La leggenda afferma che Porthos, uno dei tre moschettieri, ne fosse il castellano.
Fontainebleau
Il castello reale di Fontainebleau è un castello in stile rinascimentale e classico, ed è un armonioso equilibrio tra arte italiana e francese, che si esprime attraverso i decori e le architetture.
Importante luogo della storia di Francia, il castello è stata dimora dei re francesi da Francesco I a Napoleone III e dal 1981 fa parte del patrimonio mondiale dell’UNESCO.
Per le decorazioni, Francesco I le commissionò a Rosso Fiorentino, che portò la cultura italiana a palazzo. Infatti il catsello, dopo che ospitò diversi talenti provenienti dall’Italia, venne definito addirittura “La Nuova Roma“.