Visitare Mandalay in 48 ore. Ecco una serie di consigli di cose da vedere assolutamente nell'antica capitale della Birmania.
Alla scoperta di Mandalay, l’antica capitale della Birmania. Secondo La Stampa sarebbe possibile scoprire la città attraverso un viaggio di sole 48 ore. Una sfida in cui possono cimentarsi i viaggiatori più intrepidi, o che hanno una disponibilità di ferie ridotta.
A giocare a favore di questa impresa è il fatto che Mandalay possiede un interessante patrimonio culturale e religioso, grazie ai suoi innumerevoli templi dedicati al Buddhismo. Peculiarità che focalizza subito l’attenzione dei turisti su quali mete puntare, una volta arrivati in città
La mattina del primo giorno può essere spesa visitando il Shwenandaw Kyaung. La sua struttura risale ai tempi dell’Ottocento e rappresenta l’ultimo grande monastero birmano in legno scolpito. Come se non fosse già abbastanza interessante per la sua tradizione storica, lo Shwenandaw Kyaung riesce a stupire ancora di più. Questo perché il monastero – oltre alla sua impressionante bellezza – rappresenta anche l’ultima traccia del complesso reale a cui apparteneva. Infatti, proprio grazie al lavoro svolto dagli artisti dell’epoca sul monastero, gli studiosi hanno potuto ricostruire in parte gli stili e le composizioni del Palazzo Reale, distrutto da un incendio provocato da un bombardamento dell’esercito Giapponese nel 1945.
Il pomeriggio si può dedicare alla visita del Mahamuni Paya, uno dei templi più singolari della Birmania perché racchiude il bazar degli indovini. Infatti, al suo interno si possono trovare maghi che predicono il futuro, scrutando fondi di tazzina, palmi di mani e piante di piedi, colore degli occhi, posizione delle stelle. Una vera chicca per tutti gli appassionati delle arti magiche dell’Oriente. Sulla strada verso il centro storico, i visitatori possono imbattersi nel Shwe In Bin Kyaung, un piccolo delizioso monastero fatto costruire nel 1895 da 2 mercanti di giada cinesi. La struttura si distingue per l’ottima fattura con cui è stata realizzata, lavorando il prezioso legno di teak. All’interno dell’edificio si trova anche il Cultural Museum, dove sono esposte diverse monete e oggetti domestici raffiguranti il Buddha.
Il viaggio nell’antica capitale della Birmania non può concludersi senza un’escursione ad Amarapura per ammirare l’U Bein’s, un ponte realizzato nel 1849 lavorando del legno di teak. La principale peculiarità dell’U Bein’s consiste nei suoi 1200 metri, che collegano una sponda del lago all’altra, dando a chi lo attraversa la possibilità di ammirare le bellezze del paesaggio.
Ultima, ma non meno importante tappa è la collina di Sagaing. Per raggiungerla occorre portarsi a sud della città di Amarapura, percorrendo tutte le 500 pagode che portano ad essa. Una volta arrivati a Sagaing, è d’obbligoo una visita all’imponente Soon U Ponya Shin, un monastero del 1312 con sculture bronzee di rane e conigli a fianco di un grande Buddha.