Conoscete Monte Fontana Secca? Parliamo di un antico monumento, diventato bene FAI, donato dai fondatori. Scopriamo in cosa consiste e cosa visitare, quattro passi nella storia!
Storia del Monte Fontana Secca: cosa vedere e sapere
Facciamo quattro passi nella storia! Oggi parliamo di Monte Fontana Secca, un’area di 150 ettari di bosco e pascolo d’alta quota particolarmente importante dal punto di vista storico perché divenne scenario di una tragica battaglia durante la Prima Guerra Mondiale, come attestano documenti storici e reperti bellici ancora emergenti dal terreno.
La battaglia vide gli Austriaci occupare la vetta e costruire trincee, ben visibili lungo la mulattiera che costeggia il crinale, mentre la prima linea italiana è costretta ad arretrare verso valle con numerose perdite umane. E’ divenuto Sito di Interesse Comunitario (SIC) e Zona di Protezione Speciale (ZPS) nell’ambito del Massiccio del Monte Grappa.
La malga Fontana Secca a quota 1461 metri è un tipico esempio della migrazione stagionale delle mandrie e dei pastori dalle stalle di fondo valle o di pianura ai pascoli di montagna.
Qui pascolavano le vacche Burline, una razza bovina in via di estinzione legata a due prodotti tradizionali del Grappa: i formaggi Morlacco e Bastardo. Negli ultimi trent’anni i pascoli di Fontana Secca sono stati progressivamente abbandonati, e gli edifici si trovano oggi in condizioni di forte degrado.
Bene Fai, storia del Monte Fontana Secca
Il Monte Fontana Secca è stato donato dai fratelli Collavo nel 2014, da quel momento il FAI sta lavorando concretamente per raggiungere un ambìto obiettivo: tutelare e promuovere i valori ecologici, storici e culturali di questo straordinario esempio di paesaggio alpino.
Il progetto di recupero paesaggistico-ambientale prevede infatti la riattivazione dell’alpeggio con la riqualificazione dei pascoli e delle aree forestali. Inoltre, la Malga Fontana Secca, ospiterà le attività tradizionali dell’alpeggio e diventerà un fondamentale punto di sosta per gli escursionisti che percorrono l’Alta via degli Eroi, offrendo servizi essenziali di accoglienza e bivacco.
I lavori di recupero sono iniziati nel 2019 e si protrarranno fino al 2022 nell’ambito del Progetto FAI Progetto Alpe, che testimonia la nuova attenzione del FAI per le terre alte delle aree interne d’Italia. Progetto la cui missione è restaurare architetture e paesaggio storico, per offrire un racconto inedito dei luoghi e per rivitalizzare agricoltura e produzione locali secondo natura e tradizione.
Il restauro e valorizzazione per la malga prevede sia la riattivazione dell’alpeggio quindi che la mappatura delle trincee e l’allestimento di uno spazio dedicato al racconto e alle memorie della Prima Guerra Mondiale. Ad accogliere chi calcherà questi suoli, le parole dell’alpino Bepi Tura incise su una targa, posata qui in coincidenza con l’alzabandiera di avvio lavori, che riecheggiano come un monito e, allo stesso tempo, come un auspicio.