Cosa vedere a Monteriggioni: guida turistica

Cosa vedere a Monteriggioni: una breve guida turistica ad uno dei borghi più affascinanti della campagna toscana.

Monteriggioni è un antico borgo immerso tra le dolci e armoniose colline toscane. Le sue mura, ora circondate dalle pendici coltivate a vigne e olivi, un tempo erano un potente baluardo difensivo, per l’intera comunità. Il castello che impressionò Dante e che domina le mura della città, venne fondato nella seconda metà del Duecento dalla Repubblica di Siena, per creare un avamposto difensivo contro il nemico fiorentino: grazie a questo sistema, il paese non fu mai espugnato.

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Oggi il borgo di Monteriggioni è un luogo che ispira un senso di protezione, in un’atmosfera rilassata e tranquilla dove il tempo sembra essersi fermato ed è per questo che è un luogo molto amato da artisti e intellettuali.

Cosa vedere a Monteriggioni

Monteriggioni è un piccolo e dotato di poche strade; quindi facilmente percorribile a piedi, ma la suggestione che lascia nella memoria, converge nella coscienza della scoperta di un luogo magico, come quelli che si conoscono nelle fiabe, da bambini.

Basta attraversare la porta principale, per immergersi nel fascino antico e misterioso di un luogo senza tempo, come la piazza centrale: Piazza Roma; il foro come si suol dire, dove è possibile ritrovarsi e a conversare amabilmente, passeggiare o ammirare la campagna senese, respirando i ritmi e la vita di quella che fu definita: la porta del medioevo.

Monteriggioni-Torri

Mura di Monteriggioni

Il simbolo per eccellenza di Monteriggioni è costituito dalla sua cerchia muraria e le sue 14 torri, che sembrano stringere il borgo come in un abbraccio ancestrale. Queste suggestive costruzioni sono perfettamente conservate, come se il tempo non le avesse scalfite; è infatti sono rimaste intatte proprio come erano, quando furono erette, nel Medioevo, per proteggere gli abitanti del luogo.

Le mura hanno un perimetro di 570 metri e furono erette tra il 1212 e il 1219, per poi essere rinforzate nel 1260-70. Questo esempio d’imponenza strutturale fa di Monteriggioni, uno degli esempi di architettura militare meglio conservati nel mondo; fu grazie a questa cerchia se il borgo non cadde mai sotto il dominio fiorentino, tranne nel 1554 e solo quando il capitano della guarnigione senese tradì accordandosi segretamente con il comando di Firenze e aprì segretamente la porta della città agli invasori.

Monteriggioni si trovava lungo la Via Francigena, l’importante strada che congiungeva l’Europa centro settentrionale a Roma e questo la rese un avamposto fondamentale per difendere il territorio dagli attacchi dei fiorentini.

Il fascino del borgo lo si po’ ammirare durante la sera, quando le mura esterne vengono illuminate da luci gialle; in questo scenario Monteriggioni diventa un miraggio in mezzo alle colline.

Monteriggioni mura

Centro storico Monteriggioni

Il centro storico è piccolo, ma caratteristico. Percorrendo il corso si accede a Piazza Roma, ovvero la piazza principale del paese, su cui affaccia la Pieve di Santa Maria Assunta. Si tratta di una piccola chiesetta, ma che è da sempre il centro della vita del borgo ed è costruita in un’unica navata con un abside quadrata con volte a crociera in stile gotico. Il campanile della chiesa è del XVIII secolo e suo interno interno, è possibile ammirare due tabernacoli risalenti al XV secolo e un quadro della Madonna del Vanni.

Museo delle armature

Il museo delle armature ospita alcune fedeli riproduzioni di armi e armature medievali e rinascimentali, con il contributo di accurati modelli, che illustrano i mezzi e le tecniche di assedio più diffuse in quell’epoca

La storia di Monteriggioni vive nelle sale di questo museo all’interno del quale ogni esposizione viene ampiamente contestualizzata e dove vi è anche la possibilità di maneggiare e indossare alcune armi e parti di armature, situate in apposite zone del museo.

Al suo interno si trovano anche dei pannelli descrittivi e un audioguida multilingue che accompagna il visitatore in questa breve, ma intensa immersione nella storia.

Scritto da Fausto Bisantis

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