Durante la Seconda guerra mondiale, il regime nazista di Hitler organizzò numerosi roghi di libri. Quelli bruciati erano volumi scritti da ebrei, da dissidenti e da tutti coloro che erano contrari all’ideologia del Reich. Tutto ciò nel grande piano del dittatore Hitler di rendere grande la Germania, depurandola da tutto ciò che non era ‘di razza ariana’: un progetto che si concluse con il tragico epilogo dell’Olocausto.
In questi roghi vennero bruciati capolavori della letteratura dell’epoca. In onore di questi libri e di ciò che simboleggiavano e che simboleggiano tutt’oggi, è stato costruito un monumento a Berlino, in Bebelplatz: una torre di libri, in ricordo del rogo del 1933.
Il rogo dei libri di Berlino: la storia
Adolf Hitler andò al potere in Germania nel 1933, venendo nominato cancelliere. Iniziò così il periodo più buio della storia europea.
Il regime nazista, con la sua ideologia estremista, causò lo scoppio della Seconda Guerra mondiale in seguito all’invasione della Polonia. Lo scopo di Hitler era infatti rendere la Germania di nuovo una grande nazione, dopo la crisi finanziaria seguente alla sconfitta nella Prima guerra mondiale. Per fare ciò, secondo lo squilibrato dittatore, si dovevano eliminare tutti coloro che si opponevano al Partito nazionalsocialista. Da questa idea nacque la cosiddetta “Soluzione finale”, cioè lo sterminio degli ebrei che imbrattavano la razza ariana tedesca.
Nei campi di concentramento non morirono solo ebrei, ma anche zingari, omosessuali e soprattutto tutti coloro che si opponevano politicamente e intellettualmente al regime.
Prima di questi tragici eventi però avvennero in tutta la Germania altri episodi drammatici, che prefiguravano la natura violenta del Terzo Reich. Infatti nel 1933 avvennero, in vari luoghi e in varie piazze, i roghi di tutti i libri che andavano contro lo spirito del regime. Il fuoco doveva quindi essere simbolo di una depurazione. I volumi ritenuti pericolosi venivano bruciati pubblicamente in enormi roghi nelle piazze più importanti delle città tedesche, ad esempio Berlino, Lipsia, Monaco di Baviera, Dresda e molte altre. Vennero distutti libri di scrittori di sinistra come Karl Marx e Heinrich Mann oppure di ebrei come Albert Einstein e Stefan Zweig oppure di autori stranieri considerati come dei corruttori, ad esempio Hemingway e Jack London. Questi episodi di roghi diedero, in sostanza, l’avvio alla censura nazista.
Il rogo più famoso e importante per il regime fu quello che si svolse a Berlino il 10 maggio 1993, precisamente in quella che allora era la Opernplatz, mentre oggi si chiama Bebelplatz. Qui bruciarono circa 25.000 libri. Persino Joseph Goebbels, ministro della propaganda nazista, fece un solenne discorso.
Monumento torre di libri Berlino
Proprio in Bebelplatz, dove avvenne il più grande dei roghi di libri, oggi si trovano vari monumenti che commemorano l’accaduto. Uno di essi è la “Torre dei libri”, un monumento imponente installato nel 2006 durante i Mondiali di calcio e poi smantellato. Si tratta appunto di una serie di libri disposti l’uno sull’altro e che riportano i nomi di alcuni degli autori i quali hanno visto le loro opere distrutte nei roghi.
Al suo posto si trova l’opera permanente di Micha Ullman, artista israeliano, sempre in ricordo del rogo che avvenne in quella piazza nel 1933. L’artista ha deciso di installare un pannello trasparente sulla superficie della piazza, che lascia vedere una stanza con una libreria vuota.
Questi monumenti sono importanti per non dimenticare ciò che la sete di potere ha causato durante il Terzo Reich. Il rogo dei libri e la censura sono infatti evidenti mezzi di propaganda che servirono al regime per plagiare le menti ed evitare la formazione di ulteriori menti dissidenti. Queste opere d’arte ricordano che la cultura deve essere libera, così come l’uomo.