La Ville Lumière capace di mettere ogni sogno alla portata di tutti, rendendolo realizzabile. Si respirava una ventata di leggerezza, e Parigi rialzava la testa – e gli spiriti – dopo la depressione generata dalla guerra franco-prussiana. E’ in questo contesto, che la storia avrebbe archiviato sotto l’etichetta di Belle Epoque, che il 6 ottobre 1899 iniziarono a vorticare nel cuore della collina di Montmartre le pale rubine del Moulin Rouge.
Messo così, incastonato nel quartiere a forti tinte erotiche di Pigalle, la sala da ballo più piccante della città divenne il tempio del divertimento sfrenato della carnalità, quasi un contraltare rispetto al tempio dello spirito in cui tutt’oggi culmina la collina di Montmartre, la candida basilica del Sacre Cœur.
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Moulin Rouge, la storia
L’idea di un mulino rosso, il Moulin Rouge appunto, dove rivoluzionare il concetto di spettacolo e divertimento era venuta a Joseph Oller e Charles Ziedler, alla cui scomparsa nel 1897 la sala dedicò la sua prima chiusura in occasione dei funerali.
L’attività del cabaret segnò un successo. A farne la fortuna furono danzatrici audaci ma bravissime e un ballo, in particolare, più rivoluzionario degli altri e capace di far impennare la temperatura nel pubblico in sala: era, ed è, il can-can.
Un trionfo di gambe e giarrettiere, grida, battimani, acrobazia ed euforia in un crescendo mai visto su nessun palcoscenico fino ad allora.
La danza, erede del galop della quadriglia, divenne il simbolo della spumeggiante vita notturna parigina della Belle Epoque, e ancora oggi i palinsesti delle serate al Moulin Rouge gli riservano in scaletta un posto d’onore come gran finale.
Simbolo della Parigi frizzante di luci e voluttà, la storia del Moulin Rouge è quella di un successo che non sarebbe mai scemato nel corso dei decenni superando indenne ogni accidente, compreso l’incendio che lo rase al suolo nel 1915, costringendolo a sei anni di chiusura forzata.
Nulla è mai riuscito a scalfire nell’immaginario prima dei parigini, poi di tutto il mondo, del Moulin Rouge come tentazione tutta pagana a cui cedere almeno una volta. Le ballerine sono sempre state il maggior attrattore del cabaret.
Bellezze mozzafiato ancora oggi selezionate in meticolose e severissime audizioni, provenienti da ogni dove pur di calcare quelle scene capaci di regalare amori e fortune. Per certe bellezze esotiche, i legni del palco del Moulin Rouge rappresentarono un autentico ascensore sociale.
Tra loro Mata Hari, la spia tra le più celebri e affascinanti, ma anche Josephine Baker, Jane Avril, la Môme Fromage e soprattutto Madame Louise, la Louise Weber madrina di tanti dei passi canone del can-can che, col nome d’arte La Goulue, in quanto considerata ‘regina di Montmartre‘ venne ritratta da Henri de Toulouse Lautrec.
Il Moulin Rouge oggi
Punto di riferimento della vita notturna parigina, raramente un turista anche del Terzo Millennio si lascia sfuggire l’occasione di trascorrere una serata tra i velluti rossi, le finiture dorate, gli ottoni e i calici di bollicine davanti allo spettacolo del Moulin Rouge.
La sala mantiene numeri da record. Le sue scene sono state calcate da star come La Toya Jackson, Frank Sinatra, Edith Piaf, Maurice Chevalier ed Yves Montand, oltre a Liza Minnelli, Ella Fitzgerald, addirittura i Gipsy King e Ray Charles in occasione delle celebrazioni per il centenario.
Quattordici invece sono i film che nel Moulin Rouge hanno nel tempo trovato ambientazione o ispirazione, e tra cui si ricorda il pluripremiato musical con Nicole Kidman nel ruolo dell’étoile Satin ed Ewan McGregor interprete del giovane Christian che ne rimane stregato.
Champagne? A fiumi: ogni anno si calcola che all’interno della casa del can-can saltino 360mila tappi di bottiglia. Cin cin!