Il lago può diventare pericoloso, attenti ai mulinelli.
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Il lago è un luogo che può sembrare tranquillo per chi non lo conosce, ma non è affatto così: se i venti sono deboli, gestire le sue acque è più semplice, ma quando questi iniziano a raggiungere una velocità di 25-30km/h, tale specchio d’acqua apparentemente innocuo inizia a diventare un pericolo concreto, un luogo insidioso come e più del mare, assumendo un analogo carattere mosso e molto mosso.
Nelle tempeste lacustri, tra i possibili fenomeni rientra la formazione dei mulinelli: è curioso vedere come tutto ciò che si trova nelle acque si muove verso tali vortici, avvicinandosi sempre più ad essi fino a convogliare i materiali trascinati in quei punti precisi ed esserne, inesorabilmente, risucchiati.
Tale prodigio, ripreso in alcuni filmati ed immagini, può avere luogo per diversi motivi: una squadra di scienziati australiani ha condotto delle ricerche in merito all’interessante fenomeno di formazione dei vortici, grazie alla collaborazione di un gruppo di pescatori nel lago di Como.
Osservando questi ultimi nel gettare le reti e i movimenti delle stesse in acqua, gli studiosi hanno capito che i fattori in gioco sono molteplici:
I mulinelli, il cui riscontro non è infrequente nei luoghi lacustri, arrivano ad assumere caratteristiche e spettacolari geometrie, come nel caso della diga di Ladybower nel Regno Unito, in cui gli sbocchi costruiti a ridosso di essa fanno scorrere l’acqua in eccedenza che, altrimenti, tenderebbe a ristagnare: in questo caso si forma periodicamente un suggestivo susseguirsi di circonferenze concentriche, di profondità crescente man mano che lo sguardo va verso l’interno: l’acqua in discesa converge tutta al centro del vortice disegnando questo splendido motivo.
Questi fenomeni sono tanto belli da vedere quanto pericolosi: il loro carattere d’imprevedibilità rende la navigazione nei laghi un’impresa abbastanza ardua, tanto che una gita domenicale in barca può rivelarsi un’esperienza spiacevole, pur con previsioni climatiche favorevoli.
Avere un’idea in merito alle temperature ed alla velocità delle correnti, infatti, non basta: chi è alle prime armi dovrà farsi accompagnare da profondi conoscitori della zona che si vuole esplorare, perché, essendo abituati a perlustrare il luogo in oggetto, sono pienamente coscienti della morfologia dei fondali e del grado di rischio effettivo (e non solo teorico) sul posto.
A complicare la situazione sotto il profilo della sicurezza si aggiungono la mancanza di personale di salvataggio nei laghi e la difficoltosa accessibilità ad alcune aree (magari per scarsità di linea e problemi a rilevare le coordinate di geolocalizzazione, oppure a causa di percorsi dalla viabilità non ottimale) per i mezzi impiegati dagli organi di soccorso, qualora ci fossero persone in pericolo di vita: purtroppo non è raro sentire di donne, uomini o bambini che hanno concluso tragicamente la propria vita in questi posti, durante una spensierata nuotata o un apparentemente innocuo giro in barca.
Un altro limite è dato dalle caratteristiche della stessa acqua dei laghi: essendo dolce, per un nuotatore non provetto è molto più difficile mantenersi a galla, per via della sua bassa concentrazione salina; anche per tale ragione i rischi sono molto più alti rispetto ad un’eventuale permanenza in un lago salato, nel quale sono tendenzialmente assenti corsi d’acqua emissari ed immissari, sia superficiali sia sotterranei.
Tutto ciò significa rinunciare per sempre ad una giornata di libertà sul lago? Assolutamente no: essere a conoscenza di questo fenomeno vuol dire, piuttosto, affrontare una gita con consapevolezza, perché soltanto con una cognizione dei rischi si possono aggirare inconvenienti tanto inutili quanto dannosi.
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