Se siete in viaggio verso Val Brembana in provincia di Bergamo non potete non visitare il Mulino “Maurizio Gervasoni” conosciuto anche come Mulino di Baresi. Scoprite cosa vedere qui!
Cosa vedere al Mulino “Maurizio Gervasoni”: guida al sito
Avete mai sentito parlare del Mulino “Maurizio Gervasoni”? Scoprite allora di cosa si tratta e soprattutto cosa vedere se siete in Val Brembana. Questo mulino, divenuto poi sito archeologico, risale al XVII secolo ed è situato nella piccola località montana di Baresi, frazione di Roncobello, in valle Brembana.
Il Mulino di Baresi è appartenuto per generazioni alla famiglia Gervasoni, il cui ultimo erede è stato Maurizio Gervasoni. Per la sua rilevanza storica, etnografica e anche antropologica, il mulino è stato dichiarato “bene storico di importanza generale” ed è stato sottoposto a vincolo dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Grazie a una donazione di Intesa Sanpaolo, nel 2005 il FAI ha potuto acquistare il Mulino di Baresi dalla famiglia Gervasoni. Il progetto del FAI ha previsto un’opera di recupero e restauro dell’edificio e dei suoi meccanismi, affinché la preziosissima memoria storica in esso custodita non andasse perduta! Ma cosa vedere se siete al Mulino “Gervasoni”?
Mulino “Maurizio Gervasoni”: cosa vedere e le attrazioni
Il pezzo più importante dell’intero complesso è rappresentato dal torchio per la spremitura delle noci che consentiva di ottenere olio di noce, usato sia come alimento per gli uomini e per gli animali che per l’illuminazione.
All’interno del mulino si trovano i resti delle ruote in pietra o in legno e alcuni bracci della teleferica che veniva utilizzata per fare arrivare al mulino, la legna e gli strumenti di lavoro per il maglio e la macina. Un locale, adiacente al principale, ospitava una casera dove veniva lavorato il latte.
Per secoli il Mulino è stato di vitale importanza per la sussistenza delle comunità della Valle Brembana. Grazie alla sua attività le famiglie ricavavano i beni di prima necessità. Macinavano frumento e granoturco coltivato nei piccoli appezzamenti famigliari per ottenere farina bianca e gialla.
Spremevano noci e nocciole raccolte nei boschi per ricavare olio da alimentazione e per l’illuminazione. Si cuoceva il pane e si faceva il formaggio.