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Il Ponte dei Sospiri di Venezia è uno dei ponti più famosi e importanti della città lagunare, che racconta la storia della città. Una storia mista a leggende popolari e curiosità, che in pochi conoscono.
Ponte dei Sospiri di Venezia: storia
Venezia è famosa per la bellezza dei suoi ponti che attraversano i canali della laguna, ma tra i più celebri c’è sicuramente il Ponte dei Sospiri. Forse per il nome, così misterioso, o per la bellezza della sua struttura, il magnifico ponte è uno dei più suggestivi e apprezzati di Venezia.
Il ponte è situato a poca distanza da piazza San Marco e scavalca il rio di Palazzo collegando, con un doppio passaggio, il Palazzo Ducale alle Prigioni Nuove.
Il ponte dei Sospiri è costruito in pietra d’Istria, in stile barocco, e fu realizzato agli inizi del XVII secolo su progetto dell’architetto Antonio Contin. L’architetto era figlio di Bernardino Contin e nipote di Antonio Da Ponte. Quest’ultimo è stato il costruttore del ponte di Rialto, per ordine del doge Marino Grimani, il cui stemma vi è scolpito.
Il nome
L’origine del suo nome è collegato alla funzione svolta dal ponte. Infatti, in passato serviva da passaggio per i reclusi dalle suddette prigioni agli uffici degli Inquisitori di Stato per essere giudicati.
L’appellativo di “Ponte dei Sospiri” è attestato già alla fine del Settecento, attribuito perché la tradizione vuole che, ai tempi della Serenissima, i prigionieri, attraversandolo, sospirassero davanti alla prospettiva di vedere per l’ultima volta il mondo esterno.
Curiosità
Conosciuto in tutto il mondo, il ponte dei Sospiri è fotografato dai turisti provenienti da ogni dove. Tuttavia, vi sono solamente due posti dai quali è osservabile, cioè dal ponte della Canonica e dal ponte della Paglia.
Se pur considerato uno dei luoghi più romantici di Venezia, l’antico ponte racconta una storia ben più triste. Infatti, secondo la tradizione popolare, a dare al ponte il nome con cui è universalmente conosciuto fu il poeta inglese Lord Byron. Infatti, il poeta soggiorno proprio a Venezia per alcuni anni trovando rifugio dai debiti e dagli scandali che lo avevano costretto a scappare dalla madrepatria.
Proprio attraverso le finestre del ponte, i condannati avrebbero visto per l’ultima volta il cielo prima di essere rinchiusi in carcere, da cui probabilmente non sarebbero più usciti. I sospiri alla fugace vista del panorama, insomma, sarebbero stati il loro ultimo anelito di libertà ormai perduta, una sorta di rassegnato ed estremo appagamento misto a rimpianto.