Le vicende storiche di Porta Portese raccontano l’evoluzione della romanità: dalla borsa nera delle origini alla romanità del mercato anni ’50-’80 fino al bazar multietnico odierno.
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Porta Portese è il famoso mercato delle pulci che si tiene a Roma tutte le domeniche, dalle 6 alle 14. Il nome deriva da Porta Portese, ovvero una delle porte delle mura della città e suo principale varco d’ingresso. Attraversata la porta, che risale al 1644, si accede a via Portuense, la strada che collega Roma alla foce del Tevere, in prossimità di Fiumicino.
Il mercato si dispiega nel tratto iniziale della via, inoltrandosi poi nelle zone adiacenti del vicino quartiere di Trastevere.
Dopo la costruzione dei muraglioni sul Tevere e la conseguente scomparsa del Porto di Ripa Grande, che regolava lo sviluppo economico della zona, si registrò un improvviso abbandono di ogni attività.
Il settecentesco arsenale pontificio, divenne un deposito di materiali edili ed in seguito sorsero numerose baracche con botteghe di robivecchi e alcuni sfasciacarrozze. Probabilmente, tale situazione di degrado ha favorito l’insediamento nell’area, a partire dall’immediato dopoguerra, della borsa nera. Si tratta del primo nucleo del mercato che nel giro di pochi anni, con il migliorare della condizione economica generale, assumerà la sua attuale forma.
Le vicende storiche del mercato di Porta Portese possono raccontare un pezzo di storia sociale della Roma contemporanea. Nella fase della borsa nera, i venditori offrono commerci clandestini di beni di prima necessità. E’ una classica economia post-bellica, a cui si appellano le classi più povere in cerca di vie di sostentamento, a prescindere dalla legalità, o meglio illegalità, di tale attività. A partire dagli anni ’50, il mercato di Porta Portese diventa la principale area di vendita per gli ambulanti della capitale. Si tratta sempre di un’economia piuttosto povera, ma che ha infine conquistato un suo ruolo sociale ed una dimensione legale.
I venditori sono tutti, o quasi, “romani de Roma”, trasformando così il mercato in una sorta di icona della città. Porta Portese inizia ad attrarre anche molti turisti, registrando un numero sempre più vasto di visitatori. Il confine tra onestà e disonestà, è comunque piuttosto labile, con truffe, vendite di merci rubate e borseggiatori sempre dietro l’angolo. Tutto ciò è stato ben descritto da Claudio Baglioni nella canzone dedicata al mercato, scritta nel 1972. Essa è un affresco perfetto che coglie in pieno pregi e difetti di Porta Portese, illustrando una situazione rimasta immutata, almeno fino agli inizi degli anni ’90.
Con l’era della globalizzazione e con il susseguirsi delle generazioni di ambulanti romani, si sono aggiunti marocchini, peruviani, russi e cinesi tra le fila dei mercanti. Porta Portese perde un po’ di verace romanità e diventa così un bazar multietnico. Continua a mantenere il suo ruolo di “ammortizzatore sociale”, creando opportunità per i nuovi poveri della città, gli immigrati. Una ricerca condotta da studiosi internazionali ha messo a fuoco questo fenomeno. L’interessante raccolta di saggi intitolata “Porta Portese. Il mercato locale, l’immigrazione e la diversità”, riporta gli esiti di questi studi. Il microcosmo di Porta Portese è il campo d’analisi, scelto come osservatorio privilegiato, per indagare come l’immigrazione abbia trasformato la città, fino all’individuazione di “una nuova romanità, cosmopolita e multietnica, più vicina alla multirazzialità della Roma imperiale che alla provinciale Roma papalina”.
La romanità trasteverina, ha perso qualche significativo colpo, anche nel tipo di popolazione che abita il quartiere. I dati del più recente censimento, certificano infatti che Trastevere sia abitata più da stranieri che da italiani ormai. Tuttavia, si tratta di un tipo di immigrazione piuttosto diversa da quella che anima il vicino mercato.
Trastevere non è più il quartiere malandrino e popolare di una volta; gran parte della popolazione, che lo ha abitato per generazioni, ha infatti lasciato il passo a nuovi abitanti desiderosi di prendere casa in un quartiere storico della città. I nuovi residenti sono per lo più stranieri, persone colte, facoltose e raffinate. Sono persone che non hanno saputo resistere al fascino del quartiere, diventato ormai uno dei cuori pulsanti della movida e delle attività culturali della città. A Trastevere, quindi, affitti e vendite raggiungono cifre piuttosto elevate.
Vicino al mercato, in direzione Sud, il mercato immobiliare propone occasioni più abbordabili. Queste consistono, soprattutto, in appartamenti presso le case popolari anni ’30 di via Ettore Rolli, in gran parte ristrutturate, e nei palazzi di edilizia intensiva che popolano le strade di collegamento verso i quartieri Eur, Magliana e Portuense.
Trovare lavoro al mercato di Porta Portese non è affatto semplice. Per gestire, cambiare intestazione o intraprendere un’attività di commercio ambulante occorre infatti essere muniti delle necessarie autorizzazioni. La richiesta delle stesse, è però subordinata ad un Bando di concorso pubblico del Comune di Roma, attualmente non disponibile. Più facile, forse, trovare lavoro con “Porta Portese”, il giornale di annunci della Capitale, il cui nome si ispira al celebre mercato. Basta consultare, sia nella versione cartacea che in quella online, la sezione “Porta Portese lavoro” e consultare il lungo elenco di opportunità pubblicate e scegliere poi la più adatta alla propria situazione.
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