Gli indigeni la chiamano Rapa Nui, gli ispanici Isla de Pascua. Quel che è certo, al di là di come si preferisca chiamarla, è che l’Isola di Pasqua è uno dei luoghi più misteriosi e affascinanti del pianeta Terra. Si trova nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico, al largo delle coste del Cile, ed è famosa in tutto il mondo per le statue dei Moai che sorgono in riva a quello specchio d’acqua che bagna l’isola.
Degli enormi busti monolitici attorno ai quali ruotano decine e decine di leggende e che tutti, almeno una volta nella vita, dovrebbero poter ammirare di persona. Non fosse altro per potersi rendere personalmente conto di quanto siano gigantesche le teste di tufo vulcanico che sovrastano le statue e per toccare con mano la loro incredibile maestosità.
L’altezza di questi blocchi monolitici di colore scuro varia da un minimo di 2,5 metri ad un massimo di 10.
Solo una delle statue dell’isola di Pasqua, rimasta purtroppo incompleta, supera i 20 metri. Della maggior parte di essi, comunque, è possibile vedere solo parte del busto e la testa, dal momento che il resto del corpo è interrato e dunque non visibile.
Storia statue dell’Isola di Pasqua
Le statue dell’Isola di Pasqua hanno origini che si perdono nella notte dei tempi. Secondo una recente ricerca condotta da un team di scienziati negli Stati Uniti sarebbero servite, un tempo, per guidare gli abitanti verso delle possibili fonti di acqua potabile.
I moai, in effetti, sono in questo senso estremamente emblematici: sono associati, secondo la tradizione, alle zone costiere in cui l’acqua salmastra sgorga dal terreno, ragion per cui sono fondamentali nei luoghi in cui c’è penuria di acqua dolce. Sebbene questa teoria sia piuttosto affascinante da un punto di vista prettamente scientifico, è giusto chiarire che è solo una delle tante ipotesi formulate in merito alla storia delle statue dell’Isola di Pasqua.
È accreditatissima, ad esempio, l’ipotesi che questi enormi blocchi monolitici di tufo vulcanico raffigurino i principali personaggi di spicco delle comunità native che per prime colonizzarono l’isola. Ci sono buon ragioni tuttavia per pensare che siano semplicemente di buon auspicio e che siano state erette in segno di prosperità e fertilità. Una teoria, questa, che troverebbe conferma nel fatto che le statue siano rivolte verso il cuore dell’isola e posizionate, dunque, in maniera strategica.
Statue dell’Isola di Pasqua incomplete
In mezzo ad un mare – letteralmente – di ipotesi e di leggende, quel che è certo è che la costruzione di questi blocchi monolitici fu improvvisamente interrotta. Tant’è che, come detto, la più alta delle statue dell’isola di Pasqua che la rendono celebre, è rimasta incompleta.
Anche in questo caso le teorie si sprecano: paleontologi e scienziati sono quasi certi del fatto che la comunità indigena sia stata decimata dall’oggi al domani a causa di terribili epidemie e malattie portate sull’isola dagli europei e che il fatto che alcune statue siano state lasciate a metà sia da ricondursi proprio a questo.
Vale la pena approfondire, invece, il modo in cui queste statue gigantesche siano state realizzate e trasportate da una parte all’altra dell’isola. Stando a quella che è reputata la teoria più attendibile, i blocchi in tufo venivano spostati con l’ausilio dei tronchi d’albero, operazione che naturalmente richiese loro tempo immemore. Certo è che, una volta ultimato il disboscamento dell’isola che gli abitanti vollero mettere in atto, nessuno potè più servirsene.
E questo, quindi, potrebbe spiegare come mai alcune statue siano state lasciate in un posto diverso da quello a cui, teoricamente, erano destinate in origine.