La storia del muro tra Messico e Stati Uniti d’America sembra non finire mai. Da oltre trent’anni, infatti, la barriera di separazione tra i due Stati continua a far discutere. Ma scopriamo tutti i dettagli e le curiosità.
Storia del muro tra Messico e Stati Uniti
Era il 1990 quando ebbe inizio la costruzione del muro tra gli USA ed il Messico. Allora, il presidente degli Stati Uniti era George H. W. Bush, quando la polizia di frontiera elaborò allora la strategia “Prevenzione attraverso la Deterrenza”.
Detta strategia portò, tra le altre cose, all’innalzamento di recinzioni e ostacoli sul confine, in particolare nell’area di San Diego.
Già nel 1993 era stato completato il primo tratto, di 22,5 chilometri. Successivamente, nel 1994 durante la presidenza Clinton, la barriera fu sviluppata ulteriormente.
Il confine tra Stati Uniti d’America e Messico, lungo 3.169 chilometri, attraversa territori di diversa conformazione, aree urbane e desertiche. La barriera è situata nelle sezioni urbane del confine, le aree che in passato hanno visto il maggior numero di attraversamenti clandestini.
In Messico, questa barriera è nota come il muro della vergogna.
Le aree urbane in cui si trova la barriera comprendono San Diego, in California, ed El Paso, in Texas.
Con la costruzione della barriera c’è stato un numero sempre crescente di persone che hanno cercato di varcare illegalmente il confine da altri accessi. In molti passarono il confine attraverso il deserto di Sonora o il monte Baboquivari, in Arizona. Questi clandestini, perciò, dovuto percorrere circa 80 chilometri di territorio inospitale prima di raggiungere la prima strada nella riserva indiana Tohono O’odham.
La costruzione riprese a pieno ritmo, poi, con la presidenza Trump, che sin dalla sua campagna presidenziale ha espresso la sua volonta di innalzare e allungare la barriera.
Dal 1990, tuttavia, oltre cinquemila persone hanno perso la vita nel tentativo si oltrepassare la barriera.
Altezza, lunghezza e struttura
La barriera di separazione è costituita da lamiera metallica sagomata, alta dai due ai quattro metri, e si snoda per chilometri lungo la frontiera tra Tijuana e San Diego.
Il muro è dotato di illuminazione ad altissima intensità e di una rete di sensori elettronici. Vi sono, inoltre, strumentazione per la visione notturna, connessi via radio alla polizia di frontiera statunitense, oltre ad un sistema di vigilanza permanente effettuato con veicoli ed elicotteri armati.
Altri tratti di barriera si trovano in Arizona, tra Nuovo Messico e Texas.
L’obiettivo del cosiddetto muro della vergogna è quello di rafforzare la barriera transfrontaliera. In tal modo, gli statunitensi riuscirebbero da bloccare il passaggio di migranti provenienti da Honduras, Guatemala e altri Paesi dell’America latina.