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Arriva a Tokyo il nuovo TeamLab Borderless, un museo che unisce arte e tecnologie, e abbatte i confini. Effetti speciali, luci e colori rendono il museo un luogo dedicato al futuro, ai giovani e alla bellezza che si evolve.
TeamLab Borderless: il museo di Tokyo
Gli anni passano e tutto cambia, si evolve, come il modo di concepire l’arte. Infatti, se un tempo l’arte si esprimeva solamente con dipinti e sculture, oggi la tecnologia ha aperto nuove strade ed un nuovo modo di interpretare la bellezza.
Nascono, così, i musei futuristici fatti di opere digitali, installazioni artistiche fatte di colori, luci e scorci fotografici.
Stiamo parlando, ad esempio, del TeamLab Borderless. L’innovativo museo giapponese ha aperto a Tokyo nel 2018 come collettivo artistico internazionale.
Il teamLab unisce specialisti come artisti, programmatori, ingegneri, animatori CG, matematici e architetti la cui pratica collaborativa cerca di navigare nella confluenza di arte, scienza, tecnologia e natura.
Il museo del futuro
Il teamLab ha l’obiettivo di esplorare la relazione tra il sé e il mondo e le nuove percezioni attraverso l’arte.
Tutto nasce dalla voglia di conoscere il mondo che ci circonda, che le persone lo separano in entità indipendenti piene di confini. TeamLab cerca proprio di oltrepassare questi confini con una visione di continuità, fragile eppure miracolosa.
Le opere di teamLab sono nella collezione permanente dell’Art Gallery of New South Wales, Sydney, della Galleria d’arte dell’Australia Meridionale, Adelaide, presso il Museo d’arte asiatica, San Francisco, al Museo dell’Asia Society, New York e tanto altro.
Le caratteristiche della mostra
Parliamo di un museo unico al mondo. Infatti, si sviluppa su due piani senza un percorso di visita ben preciso, per dare modo di vivere l’esperienza in totale libertà.
Il museo utilizza 520 computer e 470 proiettori che insieme danno vita ad un’esperienza artistica in grado di stimolare tutti i cinque sensi.
La particolarità del museo è che l’arte non è “fissa”, ma è in continuo movimento e bastano pochi minuti per ritrovarsi in uno scenario completamente diverso. I visitatori passano da una distesa di fiori viola proiettata sulle pareti ad una pioggia di girasoli, senza aver cambiato sala.
Si può anche ritornare nella stessa stanza in un momento successivo per ritrovarsi immersi nei colori di un’altra stagione, tra le sfumature dell’autunno.
Ed è questo il senso del nome “borderless”. Indica l’arte libera, senza confini, proprio come l’immaginazione umana. Il tutto è accompagnato anche da un sottofondo musicale diverso per ogni sala, in linea con l’ambientazione proposta e a ritmo con i movimenti dello scenario.