Nei territori della Toscana come la Maremma o la Valdichiana, tra le altre meraviglie, si possono ammirare intere colline completamente ricoperte da coltivazioni di ulivi che non sono recenti, come molti credono, ma risalgono quasi alla seconda metà dell’Ottocento.
Avventuriamoci alla scoperta degli uliveti in Toscana. Dopo il XV secolo l’olio toscano comincia ad essere esportato a distanze considerevoli e con buoni ritorni economici. Già dalle prime esportazioni l’olio toscano ebbe i primi apprezzamenti riuscendo ben presto ad affiancarsi ai mercati già presenti degli oli pugliesi e liguri che erano in commercio da molto tempo e da quai gli stessi fiorentini si rifornivano.
Uliveti Toscana, origini e storia
Lo sviluppo della coltivazione di uliveti nei pressi della Toscana ha avuto un lungo processo fatto di lente conquiste, la coltivazione di uliveti infatti non ha avuto la medesima ascesa della coltivazione vinicola toscana. Tutto ciò perché le condizioni climatiche e di altitudine non sempre hanno favorito la coltivazione degli uliveti nelle zone della Toscana e perché l’ulivo comincia a dare i suoi primi frutti dopo molti anni di coltivazione.
Questo significa che a differenza di una coltivazione vinicola, un uliveto richiede maggior tempo e un maggior dispendio di energie fisiche ed economiche.
Per conoscere la storia e le origini degli uliveti in Toscana è da considerare un documento toscano dei primi del IX secolo d.C. che afferma invece un uso maggiore dei grassi animali piuttosto che vegetali, di contro abbiamo documenti successivi a quest’epoca che descrivono come sempre più importanti e preziosi gli ulivi toscani.
Nel Medioevo abbiamo un ulteriore sviluppo della coltivazione e commercializzazione della pianta di ulivo in Toscana, commercio che viene spinto anche da normative dei vari comuni che aiutarono quindi lo sviluppo dell’olivicultura.
Protagonisti di questo progresso che si sviluppa sempre molto lentamente saranno i proprietari urbani attraverso i loro poderi a mezzadria. Tale impulso era generato oltre che dalla necessità di consumo, dalla volontà dei proprietari terrieri di commercializzare il prodotto in vista di benefici economici sempre maggiori, man mano che l’olio acquistava valore. Le coltivazioni erano lente ma non per questo meno fruttifere; Nella prima metà del Quattrocento gli uliveti toscani avevano rese anche del 14%.
La coltivazione di uliveti in Toscana avrà massima espansione nel XV secolo con coltivazioni di uliveti più presenti sul territorio, arrivando a produrre quasi 400 quintali di olio che rappresentavano molto di più del fabbisogno delle zone limitrofe. Questo sviluppo diede vita a commercializzazioni ed esportazioni nelle località circostanti. Nel secolo successivo la produzione e lo sviluppo degli uliveti toscani crebbe maggiormente sulle colline di Siena nella Valdelsa e nelle zone di Arezzo e Cortona. In questo periodo Lucca era la località che più aveva investito nella creazione di veri uliveti capaci di fruttare anche per la commercializzazione. Soltanto due secoli più tardi anche l’olio del granducato di Toscana iniziò ad essere esportato fino ai giorni nostri.
Le varietà
Le varietà coltivate in questi splendidi luoghi già in tempi antichi sono riconducibili al frantoio e moraiolo.
Il frantoio, famoso ormai per la sua provenienza tipicamente toscana è la varietà maggiormente coltivata in Italia ma anche in Europa. Questa capillare diffusione è motivata dalle caratteristiche produttive e qualitative di questa pianta che ne fanno una delle predominanti insieme al gremignolo. Il frantoio sviluppa una grandezza media ma con una struttura vigorosa che comprende una chioma larga e una ramificazione piuttosto fitta. Questa pianta ha una fruttificazione molto abbondante anche se tardiva ma va detto che il frantoio inizia a fruttificare già dopo pochi anni.
Il moraiolo rappresenta uno delle varietà più pregiate di olio italiano proveniente dalla Toscana. Non presenta grandi accorgimenti di coltivazione o richieste particolari di allevamento tranne di essere coltivato su un terreno collinare. Questa coltivazione è particolarmente sensibile alle condizioni climatiche, risentendo quindi maggiormente del freddo. Ha una chioma ridotta rispetto al frantoio e una ramificazione meno fitta.