‘Che cosa è la civiltà?’ chiese il grande poeta russo Josif Brodskij, retoricamente. ‘La civiltà è una città in riva al mare.’ Questo è l’apogeo della civiltà, allora, questa Manhattan del mondo antico. ‘Mai un giorno senza sole,’ ha detto Eschilo, della sua città preferita.
I Siracusani hanno intrappolato la flotta ateniese nel grande porto, la distrussero, e imprigionato i suoi combattenti nelle cave, dove sono morti a migliaia, ad eccezione di quelli che potevano recitare versi di Eschilo, che sono stati rilasciati. Poesia, mito e ingegneria sono i costituenti del bel dramma, tranquilla che è Siracusa.
Quando i visitatori dicono ‘Siracusa’ oggi stanno pensando di Ortigia, piccola isola, ora ponte alla terraferma. Qui c’è la cattedrale, una delle grandi meraviglie del sud dell’Europa, dove un tempio greco divenne un tempio romano che divenne una moschea che divenne una cattedrale normanna.
Fuori c’è una delle piazze più belle d’Italia. Vicoli stretti attraversano la piccola isola, dalla banchina a diga. In estate, le piattaforme di ponteggi e tavole vengono erette sul lato verso il mare, dove giovani e meno giovani nuotano e prendono il sole. Si tratta di una miscela: gente del posto, studenti e visitatori.