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Zante (Zacinto), una delle isole Ionie, vicina a Cefalonia, Itaca, Corfù, è un’isola che si è data molto al turista. Non ha l’austera dignità delle limitrofa Cefalonia, i cui cipressi radi e le strade dagli orizzonti maestosi, ispirano un senso di calma purezza.
A Zakhintos, come la chiamano i greci, Zacinto per gli italiani e per Ugo Foscolo, che la cantò in una celebre poesia o Zante, come figura nella nostra toponomastica, in ogni luogo, una “taberna”; si viene fermati spesso da camerieri ristoratori che ti arpionano per indurti ad entrare e lo stesso accade nei negozietti, è difficile non essere visti soltanto come un portafoglio da svuotare.
Ciò nonostante, la natura debordante, il continuo vociare delle cicale, gli ulivi dalle figure contorte aggrappati alla terra, il mare dalle acque cristalline, giustificano ampiamente e rendono gradevole una permanenza sull’isola. Zante non è infatti la classica isola greca – tutta casette bianche e tetti blu, brulla, pietrosa – è una delle Ionie, che hanno due caratteristiche fondamentali: sono verdeggianti e sono inglesi. Più che dagli sparuti italiani, soprattutto la zona più turistica a sud è invasa da orde di barbari vocianti incomprensibili imprecazioni nel loro sassone idioma; per fortuna, almeno per il turista maschio, ci sono anche le barbare, che, anch’esse in assetto da battaglia, rigorosamente pareo e top o bikini, si muovono in fitti plotoni d’avanscoperta, nella notte mediterranea.
Per chi vuole cercare l’anima e la vera Zacinto, bisogna andare sui monti. Anafonitria, Volimes, Agios Leon, Kiliomeno; tutti disposti sulla dorsale ovest; posti dove la gente è più schietta, forse perché non vive solo di turismo: fa il vino, il miele, l’olio di oliva; i vecchi parlano ancora fra loro l’antico idioma, una specie di italiano: Venezia qui a Zante ha regnato per secoli, molto più del tempo trascorso sotto la Grecia. A Est ci sono pure i monasteri. Non si pensi a edifici massicci, ma più a delle chiesette ricche di lampadari e tappeti, in alcuni casi di icone bizantine, con accanto l’edificio-canonica dove vivono il pope e i guardiani. In quello di Iperaragathou (fra Kiliomeno e Agios Leon) conosciamo una giovane donna che vive in quel posto sperduto con la figlia e il marito; la bellezza e la semplicità della donna e della sua bambina e della loro vita ci (non c’è altra parola) incantano e torniamo a valle guidando piano per le strade dissestate e polverose. Uno degli slogan più diffusi a Zante fra le insegne per turisti è: spot the beautiful caretta-caretta.
Per i non etnologi, le caretta-caretta sono una specie di tartarughe che un tempo viveva anche dalle nostre parti. Oggi hanno trovato rifugio nelle acque tranquille dell’isolotto di Marathonissi e sulle spiaggia di Gerakas, sorvegliate e protette dai volontari del Riserva Naturale Marina che si estende sul litorale sud-orientale. Zacinto città (Zakhintos) merita una visita: ha belle case, portici ombrosi dove rifugiarsi dalla canicola, il museo di Foscolo; sembra un po’ posticcia, forse, anche perché dopo il terremoto del 1953 non era rimasto in piedi quasi nulla e gran parte degli edifici sono nuovi.
Per quel che riguarda il mangiare, c’è la classica cucina greca, ossia moussaka (pasticcio di melanzane), souvlaki (spiedini), gyros, tzaziki (crema all’aglio), feta (il formaggio di capra), aggiornata però ai gusti nordici, vale a dire con un abbondante contorno di patate fritte. Se volete mangiare con piatti tradizionali dell’isola, in un’atmosfera gattopardesca vi consigliamo un luogo davvero magico: la taberna Alitzerinoi a Kiliomeno: entrati nella vecchia casa contadina con i suoi mobili massicci e di semplice rustica eleganza, avvolti dalla musica ammaliante di Evanthia Reboutsika, non capirete più se vi trovate nella vostra solita realtà o in un film o in un fumetto. Se invece, preferite una cucina internazionale, potete provare il ristorante Contessa a Laganas (vicino a Zakhintos), gestito da un greco che è vissuto per anni in Finlandia e adesso è tornato a casa, “per cucinare per l’anima”, come dice lui.
Zacinto è situata a 9,5 miglia marine dalla punta nord – ovest del peloponneso ed a sud delle isole di Corfù, Cefalonia, Itaca, Paxi e Lefkada. E’ la sesta delle sette isole dello Ionio, conosciute come Eptaneso e dista circa 90 km da Patrasso e 250 dal Pireo. Per arrivare: in aereo da Lubiana (con agenzia slovena) o Verona, con voli charter oppure bisogna arrivare con volo di linea ad Atene a da lì prendere un volo della Olympic Airways, che in un ora porta all’isola. In traghetto: si può scegliere di partire da Ancona, Bari e Brindisi per arrivare a Patrasso nel Peloponneso. Da qui, con l’automobile o con gli autobus interurbani della società KTEL o in treno, arrivate al porto di Kyllini dove 5 traghetti garantiscono circa 10 tragitti al giorno per Zante d’estate e 5 d’inverno. E’ consigliabile prenotare dall’Italia anche il traghetto da Kyllini per Zante, soprattutto nel periodo estivo per non rischiare di dover sopportare lunghe attese al porto. Per dormire: c’è solo l’imbarazzo della scelta, conviene guardarsi intorno in loco; le sistemazioni più convenienti sono gli studio, piccoli appartamenti per 2/4 persone, molti italiani prediligono come località Keri, sulla costa sud-ovest studios giovanna.